“UNA SEPARAZIONE” DI ASGHAR FARHADI

Uomini e donne d’Iran dal regista di "About Elly"

Girare un film in Iran non è cosa facile. Lo sguardo delle autorità è continuo e la denuncia di una realtà complessa, di libertà negate, sottoposta a un permanente stato di polizia, occorre che sia nascosta tra le pieghe di una storia privata, giocata all’interno di relazioni dove un particolare diventa rappresentativo di una totalità.

“… In una società in cui le donne sono oppresse, anche gli uomini non vivono felici”, Asghar Farhadi (1972), al suo quinto film, racconta di Nader e Simir che hanno ottenuto il visto per l’espatrio; ma lui non vuole più partire: suo padre ammalato d’Alzheimer non può essere lasciato. Simir vuole il divorzio, per partire lo stesso, per dare un futuro migliore alla loro figlia Termeh, adolescente; e nel frattempo lascia la casa per ritornare dalla madre in attesa della partenza, mentre Nader, rimasto solo, assume una giovane donna, Rezieh, ad occuparsi del padre malato. Rezieh nasconde una maternità imminente sotto il chador e il suo nuovo lavoro al marito, disoccupato, con crisi depressive e inseguito dai creditori. Sono destini che si incrociano, che collidono con dolore e frustrazione.

La voglia di fuga di una donna e il “dovere” di stare fermo di un uomo. La demenza di un vecchio che diventa apparente trappola per una famiglia e lo sguardo lucido e puro di un’adolescente che con dedizione accudisce alla fragilità maschile. Donne e uomini, di estrazione diversa, accomunati da osservanze e costrizioni. Infelici nelle differenze e nelle adiacenze, produttori di certezze, vere o apparenti, di menzogne disperate e di parole non dette.

“Quello che è sbagliato è sbagliato, chiunque lo dica, comunque sia scritto” dice Nader.
“E’ incinta, si vede dalla faccia” dice il marito di Rezieh.

Una tragedia contemporanea che pone domande più che restituire risposte. Chiusa in uno spazio famigliare è la contrapposizione dei desideri: andare o restare, abbandonare un paese repressivo e teocratico o lottare per il suo cambiamento. Costruire il futuro dei figli altrove o lasciare che la loro energia si liberi per il futuro.

Pulire un vecchio dalle sue incontinenze, non è più un atto pietoso o doveroso, ma un quesito da porre a chi sorveglia che le regole religiose siano osservate; ma la donna iraniana raccontata da Farhadi è tutt’altro che passiva. Sirim afferma il suo diritto ad andarsene, senza negare i sentimenti che la costringono a restare; Rezieh, agisce per salvare la sua famiglia, ad ogni costo, e Termeh perdona la menzogna perché è capace di compassione, perché è libera di pensiero. Le vere vittime sono gli uomini: cittadini privilegiati di una società maschilista, si trovano incastrati da convinzioni inespugnabili, da sofferenze psichiche e da malattie che tolgono lucidità di sguardo.

Una regia tesa a scandagliare identità sofferte, viste attraverso, riflesse sui vetri e catturate da una macchina a mano che si muove a 360° in una prevalenza di spazi interni, a cogliere tormenti intimi. Frammenti di vite che rappresentano la complessità dell’Iran contemporaneo, ma non solo, perché per Asghar Farhadi “la questione dei rapporti umani non è legata a un posto o a una cultura precisa, ma è invece uno dei problemi principali e complessi della società moderna”.

Vincitore alla Berlinale 2011 – Orso d’Oro, migliore interpretazione femminile e maschile ed Ecumenical Jury Prize – è stato accolto in Francia con un eccezionale successo di pubblico. Ora in Italia con Sacher Distribuzione.

Titolo originale: Jodaeiye Nader az Simin
Nazione: Iran
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 123
Regia: Asghar Farhadi

Cast: Sareh Bayat, Sarina Farhadi, Leila Hatami, Kimia Hosseini, Shahab Hosseini, Ali-Asghar Shahbazi, Babak Karimi, Peyman Moadi
Produzione: Asghar Farhadi
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Data di uscita: Berlino 2011
21 Ottobre 2011 (cinema)