E’atteso nelle sale italiane il nuovo film che vede Carlo Verdone nella triplice veste di regista, sceneggiatore e attore coprotagonista insieme con Silvio Muccino. Questo il resoconto della conferenza stampa.
Tredici settimane di lavorazione. Un padre e un figlio. Sfondo generazionale di oggi. Nessuna replica di In viaggio con papà. L’unico legame con il film di Alberto Sordi può essere rintracciato nella reciproca curiosità dell’allor giovane Verdone nei confronti di Sordi e quella fresca di Muccino verso un maturo Carlo. Una voglia di entrare nel mondo dell’altro attraverso domande quasi nevrotiche le cui risposte erano, per lo più, curiosità, anedotti e racconti. Con questi veloci flash Carlo Verdone regista, sceneggiatore e attore de Il mio miglior nemico fa iniziare la conferenza stampa di presentazione del film.
Il produttore De Laurentiis, in modo ridondante, ricorda ai giornalisti come sia stato necessario opporre a Verdone non solo un viso giovane ma un intero mondo. Fin dall’inizio, Verdone tiene a sottolineare come il rapporto con Silvio Muccino sia stato immediato e costruttivo “Non solo come attore ma anche come sceneggiatore. Ha dimostrato molta maturità soprattutto nella varietà dei toni!”. Pronto l’intervento del giovane compagno di viaggio: “La prima cosa a cui ho pensato è stata quella di rappresentare uno scontro generazionale nella maniera meno scontata possibile. Per me, personalmente, è l’occasione giusta per fare un cambiamento professionale. Distaccarmi da una serie di personaggi che ho fatto nel passato. La figura di Orfeo è molto lontana da me. Non ha ambizioni. E’ figlio di se stesso. E’ dovuto crescere troppo in fretta trascurando le cose normali”. Anche Verdone pone delle forti distanze nei confronti di Achille de Bellis (il suo personaggio): “ Nulla in comune. A differenza di lui, penso di essere un buon padre e un buon amico. Mi riconosco solo in una scena finale del film”.
La nuova veste di Silvio Muccino sembra essere interessata a sviscerare le fragilità umane. “Sono più attaccato alle debolezze dei miei personaggi che riescono a tirare fuori quel senso di ingiustizia nei confronti della vita. E’ stato soprattutto Carlo a darmi il coraggio per buttarmi in questa nuova avventura!”. Il giovanissimo attore romano si dimostra molto generoso nelle parole. Come se la volontà di giustificare certe scelte di scrittura fosse prioritaria. “Il film è l’incontro tra un non-padre e un non-figlio. L’importanza del messaggio sta nell’avere dei nemici, degli spettri. Riconoscerli significa affrontarli e, dunque, superarli”. Secondo Muccino il film vuole essere anche un invito a vedere la famiglia in un senso più allargato e abbattere, quindi, situazioni granitiche difficili da scalfire. “Molto onesto e attuale mi sembra sia pensare a una famiglia aperta. Non quella che la natura ti ha dato. Quella che puoi trovare. Magari per caso. Decomposta ma accogliente”.
Il lavoro sulla sceneggiatura appare essere il frutto di due anime mischiate continuamente i cui ingredienti principal sono stati l’opposizione continua e lo scontro quotidiano. Verdone inserisce lo scritto del film nei canoni della commedia classica italiana. La scelta di affidare la colonna sonora interamente a un musicista rimanda alle commedie di Germi definito dal noto attore romano “maestro dei maestri”. Non nasconde delle difficoltà di lavoro: “Scivolare dal tono drammatico a quello brillante è stato un vero e proprio impegno”. La più che buona accoglienza mediatica pre-uscita film lascia presagire un buon riscontro di pubblico.