La musica della passione, dei ricordi, dei sentimenti abbraccia il suo popolo
Trentasette anni di successi e passione per la musica e per il loro pubblico, intere generazioni cresciute con Dio è Morto, Io Vagabondo e tanti altri grandissimi successi che i Nomadi hanno eseguito sul palco della Festa dello Sport di Lugugnana (VE). Figli e genitori che hanno cantano assieme canzoni che hanno accompagnato la propria esistenza sempre con quel calore e quel sentimento che contraddistingue la Grande Famiglia Nomade e con il ricordo dell’indimenticabile Augusto nel cuore.
Corpo Estraneo è il titolo dell’ ultimo album che gli intramontabili Nomadi stanno portando in giro per tutta l’Italia, dai palasport ai teatri fino agli spazi più aperti come campi sportivi o qualunque luogo possa essere abbastanza grande e accogliente da contenere la Grande Famiglia Nomade.
Ieri sera presso il campo sportivo di Lugugnana (VE) hanno dato vita ad un spettacolo entusiasmante com’è nella migliore tradizione del gruppo.
Un concerto ricco di nuove sonorità e tecnicamente perfetto grazie alle grandi capacità musicali dei componenti della band, un gruppo che da 37 anni è in continua trasformazione ma che mai ha deluso e che, anzi, ha saputo adattarsi ai cambiamenti e rinnovarsi costantemente.
L’atmosfera è sempre quella rockeggiante, densa di passione e allegria che li accompagna da anni in tutti i loro concerti; il pubblico, e qui sta il grande potere dei Nomadi, è profondamente variegato, unisce persone di ogni fascia d’età dai più piccoli ai più “maturi”ma di questi nessuno si sente distante ed estraneo agli altri, li unisce la passione e l’energia che ci mettono urlando a squarciagola i grandi successi del gruppo, li unisce quella fase estatica in cui vengono assorbiti quando il loro sguardo si rivolge verso il palco.
Fase estatica che raggiunge il suo picco quando Sergio Reggioli imbraccia il suo violino e, accompagnato al pianoforte dal sempiterno Beppe Carletti, dà vita ad una ninna nanna dal sapore dolce ed intenso dedicata alla figlia appena venuta al mondo.
Il palco era formato da una struttura molto semplice: semplici pedane sopraelevate di acciaio ospitano le tastiere di Beppe Carletti, la batteria di Daniele Campani e le percussioni di Sergio Reggioli, mentre ai loro piedi sono disposti nell’ordine Massimo Vecchi (basso e voce), Danilo Sacco (voce e chitarra) e Cico Falzone (chitarre) e sullo sfondo campeggiano le immagini del loro ultimo album e la scritta Nomadi mentre un accorto gioco di luci dai colori blu, verdi, rossi illuminavano la folla sempre giovane e festosa.
Il concerto si è aperto subito con un ricordo al mitico e indimenticato Augusto Dell’Oglio, a cui la folla nel sentire pronunciare il suo nome ha risposta con un applauso dal sapore struggente.
I brani eseguiti erano, ovviamente, incentrati sul nuovo lavoro artistico dei Nomadi intervallati dall’esecuzione di pezzi storici e grandi successi come Gli Aironi Neri, I Miei Anni (con la dedica a tutte le vittime della strage alla stazione di Bologna), Il Pilota Di Hiroshima, Jenny, Un Pugno Di Sabbia, Voglio Vivere, Ti Voglio.
Il concerto si è poi concluso con i 3 brani più famosi dei Nomadi di Gucciniana memoria: Canzone Per un’Amica, Dio è Morto, Io Vagabondo.
Tra un pezzo e l’altro i Nomadi leggono e commentano i messaggi, i regali, gli striscioni che il pubblico ha depositato sul palco, parlano con la folla, scherzano, si scambiano battute in linea con il loro modo di essere, come nella migliore tradizione dei Nomadi che fa del contatto diretto con il pubblico una delle colonne portanti dell’essenza “nomade”.
Forse è anche per questo che il gruppo riesce ancora a mantenersi vivo sulla scena musicale italiana e ad essere continuamente apprezzato, circondato dal calore del suo pubblico, sprigionando quei sentimenti di rispetto e amore reciproco e tutto questo al grido di “Sempre Nomadi” che campeggia su quasi tutti gli striscioni a loro dedicati.
A dimostrazione del loro impegno sociale la band ha portato con loro sul palco la bandiera del Tibet, invocandone l’indipendenza e durante il concerto sono passati tra la folla alcuni volontari di Emergency con dei bidoni che i Nomadi hanno invitato a riempire liberamente e volontariamente versando 2 euro a favore dei bambini africani per garantirgli un pasto per almeno una settimana e a cui la Grande Famiglia Nomade ha risposto di cuore e coscienza attivamente e lautamente, il tutto in un clima sempre intimo e amichevole evitando falsi e superflui moralismi.
Per molte persone una scelta di vita, per altri degli amici d’infanzia con cui sono cresciuti ma per tutti una stessa viscerale, personale, intima simbiosi con la musica dei Nomadi che non cade mai nel nostalgico o nei rimpianti ma che guarda sempre avanti con il cuore, e ciò non è poco per chi è sulle scene musicali da 37 anni e per chi ha dovuto prendere il posto di figure mai dimenticate con il rischio di cadere agli occhi dei propri sostenitori in un inscindibile e pressante confronto.