“Il signor Rossi va in Lapponia” di Bernardo Bolognesi e Dario Zanasi

“Officinema” Festival di Bologna
A dare il via al festival “Officinema”, per la sezione “Fare cinema a Bologna”, è questo documentario che posa il proprio sguardo sulle tante realtà cinematografiche Dell’Europa dell’est, da noi misconosciute.“Il signor Rossi va in Lapponia”, già presentato al Festival di Annecy, è stato completamente auto-prodotto e ci insegna che, con le idee giuste, fare cinema è possibile. Anche per chi di mezzi a disposizione ne ha davvero pochi.

Il signor Rossi va in Lapponia, ma chi è questo signor Rossi? E’ l’alias collettivo di ben sette registi (più un sedicente “pittore Elia”) che intraprendono un viaggio verso la Finlandia su un furgoncino munito di viveri di ogni sorta e di tutto il necessario per realizzare un “Cinecirco”, una sorta di cantastorie cinematografico per raccontare e, inevitabilmente, raccontarsi, anche con l’aiuto di un bel piatto di pasta.
Il signor Rossi, pur non avendo un programma di viaggio ben preciso, ha un obbiettivo: raggiungere il “Midnight Sun film festival” a Sodankyla, dove sa che ad aspettarlo ci sarà uno spazio da auto-gestire, riservato al nuovo cinema italiano.

Il docu-viaggio ci fa partire proprio da Bologna, luogo in cui il signor Rossi, nel prendere forma, decide di lasciare a casa l’utopia di una “soggettiva collettiva”…quanti sguardi dietro una telecamera? Una lottizzazione interna da ri-produrre nel montaggio? Chi si occuperà di cosa? Infatti il gruppo “28SENZA”, pena la non riuscita del progetto, decide di lasciar firmare il lavoro al duo Bolognesi-Zanasi che, de facto, curerà il documentario, soprattutto nella fase di post-produzione.

Poco prima di partire il signor Rossi incontra un amico stimatissimo, nonché molto speciale, un certo Kiarostami, che li avverte: “Il vostro è un viaggio davvero pericoloso! Incontrerete gangster, donne di malaffare e burberi poliziotti, attenti! Non fatevi arrestare!”. Ma il grande regista non sa che, dai tempi in cui ci è andato per girare “Tatiana”, l’Est Europa è cambiato e che, grazie all’ingresso di molti di quegli stati nella Comunità Europea, il signor Rossi ha potuto trascinarsi dietro ben duecentocinquanta litri di vino emiliano-romagnolo! Per un viaggio di quaranta giorni attraverso Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania e Finlandia, quattro scuole di cinema, il tutto archiviato in oltre sessanta ore di materiale filmato.

Già, perché se da un lato il signor Rossi per procurarsi i fondi (come ha raccontato Bolognesi, anche produttore) ha dovuto tartassare parenti e amici, dall’altro il supporto morale e logistico della mitica Cineteca non gli è mancato. E’ proprio da lì che è arrivata l’idea di visitare alcune scuole di cinema in cui il signor Rossi ha potuto vedere e confrontar(si) con il fare cinema “degli altri”. Dal “nulla” della scuola di Lubiana alla perfezione della scuola di Helsinki, passando per quelle di Lodz e Bratislava. Ma dicevamo che il signor Rossi era partito con l’idea di far viaggiare (fisicamente) il cinema italiano, i corti, le produzioni off e alternative, con la straordinaria idea del “Cinecirco”, e ci riesce.

In una non precisata zona lacustre chiamata “lago di oz”, in Polonia, lo schermo improvvisato proprio in riva al lago attira l’attenzione di un folto gruppo di bambini divertiti. Nonostante la “freddezza” della ripresa documentaristica da quelle immagini scaturisce proprio il senso di gratificazione per la riuscita del progetto e qui sembra che il signor Rossi inizi a disfarsi, a raccontarsi. Una voce off in un imprecisato punto della narrazione, forse a metà viaggio, si scopre, dice “Questo viaggio mi sta facendo capire quanto siano importanti le persone, quanto il mondo sia fatto di persone”. E’ proprio così, la ricchezza di questa opera è nella miriade di volti rubati, di luoghi splendidi eppure sconosciuti e di luoghi tristi ma profondamente umani, nelle immagini che nella loro precarietà e frammentarietà riescono a trasmettere un senso di comunanza.


Il signor Rossi va in Lapponia
da l’idea di aver voracemente inglobato e restituito tutte le immagini più strambe, tutte le scene più rappresentative del viaggio; invece Bolognesi ci dice proprio il contrario, che anzi, troppo si è dovuto tagliare, ma che per fortuna questo è stato progettato proprio come film di montaggio. Anche a causa di questa necessaria opera di selezione molti del gruppo “28SENZA” non si sono riconosciuti nell’opera che, infatti, avrebbe potuto avere molti tagli diversi. Certo però, con che coraggio tagliare lo scambio di battute con Nanni Moretti, ospite del “Midnight Sun film festival”?
Insomma, a noi questa versione del documentario ha soddisfatto. E quasi dispiace sentirsi dire dal co-regista, nonché montatore Dario Zanasi che Il signor Rossi va in Lapponia è “il compimento di un felice fallimento”, perché il gruppo, come spesso accade in questi casi, si è un po’ disgregato e al ritorno dal viaggio si stava quasi per mollare tutto.

“Il viaggio è stato duro”, dicono i registi, si era partiti con l’idea di allestire molti più “Cinecirchi”, ma poi si sa, la realtà non è mai come te la immagini e ti trovi davanti a tanti imprevisti, così il tutto è diventato una sorta di “work in progress” ammantato dai dubbi.
Ora, come spiega Bolognesi, il cui precedente film Cavedagne è stato proiettato in Cineteca per ben sei mesi, resta solo da trovare un distributore. E poi perché no, magari proporre dei sequel. Prossima rotta? India.

Da un progetto del gruppo 28SENZA: Bernardo Bolognesi, Michele Cogo, Michele Mellara, Francesco Merini, Pier paolo Ravaglia, Fabian Ribezzo, Alessandro Rossi, Dario Zanasi.

Regia:Bernardo Bolognesi, Dario Zanasi
Montaggio: Dario Zanasi
Nazione: Italia
Anno:2005
Durata: ’74, Beta
Produzione: B. Bolognesi & co