“La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier

L'arte come ponte tra una giovane donna e un pittore

Romanzo dai toni lievi, sussurrati che avvolge il lettore nella sua atmosfera trasportandolo nella Delft del XVII secolo tra la vita del mercato, le convenzioni dell’epoca, le differenze di classe, le divisioni tra cattolici e protestanti.

I protagonisti sono Griet, una domestica assunta per pulire con attenzione lo studio di un pittore, e Vermeer, il pittore che nei suoi quadri tenta di infondere la luce e la perfezione del colore ma deve fare i conti con le ristrettezze economiche in cui versa la sua famiglia.
Il libro trae ispirazione dal famoso quadro dell’artista olandese Johannes Vermeer conosciuto come “la ragazza col turbante”, qui intitolato “la ragazza con l’orecchino di perla”.
Non si sa chi sia la giovane ritratta e l’autrice ne approfitta per proporre una vicenda che ricostruisca gli ultimi anni di vita del pittore (1664-1676) inserendo spesso particolari allusioni alle opere di questo in modo da ripercorrere la sua produzione.

La storia ci viene narrata passo per passo direttamente dalla protagonista- Griet- così possiamo seguire da vicino tutte le sue vicissitudini diventando partecipi dei suoi sentimenti: c’è il rapporto con la sua famiglia che si sta sfaldando, il duro lavoro nella casa del padrone, l’antipatia dimostratale dalla governante, dalla miglie del pittore e da una dei figli, le avances sgradite del ricco van Ruijven, ,la relazione col macellaio del mercato e soprattutto l’ambiguo rapporto con Vermeer, giocato tutto su sguardi, silenzi e su un’affinità di spirito che si esplica nella pittura.

Pian piano tra i due – avvicinati dai quadri di lui- si instaura un rapporto di stima reciproca e complicità tanto che a Griet viene concesso di assistere alla creazione dei quadri e soprattutto di aiutare il padrone nella preparazione dei colori.
Ma intanto la situazione nelle famiglie di entrambi si fa sempre più tesa e il ritratto che Vermeer dipingerà di Griet scatenerà una serie di eventi che porteranno alla malinconica conclusione.
Nel finale la traccia dell’affetto del maestro verso griet negli orecchini di perla (nella loro rotondità perfetta era riflesso un mondo) e l’amara consapevolezza di vivere in due mondi troppo lontani per poter combaciare.

Lo stile è diretto e sobrio, molto lucido nell’analizzare situazioni e stati d’animo, tuttavia è ingentilito da un lirismo che affiora in frasi brevissime ma “d’effetto”, espressioni quasi poetiche che accarezzano per un attimo la mente del lettore per poi sparire subito dopo inghiottite dalla narrazione.
Ho apprezzato la capacità dell’autrice di non scadere nella morbosità tipica di alcuni romanzi d’amore mantenendo il sentimento tra Griet e il pittore in uno stato di sospensione tra il “detto, non detto” (Griet non chiama mai Vermeer per nome, appare in scena sempre come un enigmatico “LUI”) in una prosa che guarda nell’anima.
Un libro di luci soffuse che incorniciano una storia d’amore mai sbocciata.

neri pozza, Euro 14,46, 240 Pagine