“Aspettando Re Lear” di Alessandro Preziosi, dal teatro al documentario

Aspettando Re Lear è un documentario, diretto da Alessandro Preziosi sull’adattamento del dramma shakespeariano che lo stesso ha portato in scena – come attore e regista – in diversi teatri italiani negli scorsi mesi

Strutturalmente il film si snoda su tre dimensioni: quella teatrale vera e propria, in cui si alternano momenti delle prove e, da metà circa in poi, dello spettacolo, quella legata al rapporto tra Preziosi e Pistoletto, che in gran parte mostra la Cittadellarte di Biella fondata dall’artista, oggi novantenne, e una terza più onirica e puramente cinematografica, composta da sequenze che arricchiscono ulteriormente la sfera teatrale, girate in luoghi suggestivi come il Labirinto di Borges dell’isola di San Giorgio a Venezia, Piazza San Marco e Palazzo Ducale. 

Tutto è esplicativo delle decisioni prese da Preziosi: la scenografia, formata integralmente da opere di Pistoletto, diventa paradigmatica dell’idea di opera d’arte sincretica che il regista desidera portare sul palco e sullo schermo. Arte contemporanea, teatro e cinema diventano un tutt’uno, un’ente unico e indissolubile: un’idea che, per certi versi, trova le proprie radici nella filosofia wagneriana del Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), ma che oggi è senza dubbio tra le modalità più adeguate per arrivare al pubblico. Inoltre, gli interventi di Pistoletto puntualizzano dettagli criptici del testo di partenza, filtrati attraverso la lente di chi ha saputo leggere profondamente la società degli ultimi cinquant’anni.

Si tratta di un prodotto con un’idea di base interessante e apprezzabile, che chiarisce nitidamente le scelte interpretative di Preziosi rispetto ad un testo complesso come King Lear. L’unica potenziale pecca è costituita dalla complessità di fronte alla quale potrebbe trovarsi uno spettatore che non ha dimestichezza con i versi trattati, ma dopo l’impatto un pò destabilizzante la trama e il suo sviluppo diventano più chiare, e, in ogni caso, il documentario rimane un input per approfondire o riscoprire un testo che, pur essendo stato scritto più di quattrocento anni fa, è drammaticamente attuale.