“In Italia manca un’opinione pubblica che i giornali indipendenti dovrebbero formare. La sinistra si divide: una parte è autodistruttiva e l’altra è in letargo. Le tv di Berlusconi non hanno spostato soltanto voti ma un Paese”.
Il festival internazionale del cinema di Locarno è riuscito:
_ 1- A portare fuori confine il duo Moretti-Johnny Palomba (il critico mascherato che scrive e legge in romanesco stretto) visto che durante l’incontro tenuto oggi da Moretti con il pubblico nello Spazio cinema, una ragazza molto giocosamente ha chiesto com’è nata la collaborazione tra due artisti così lontani e, creando una gag comica con il regista, ha passato un foglio (“casualmente in borsa, Nanni”) con la recensione di Tre metri sopra il cielo (aprite tutte le vocali e lo pronuncerete nella maniera corretta) del giornalista romano. Moretti si è prestato alla lettura della critica come solo tra le mura protette della sua sala romana, il nuovo Sacher, si era permesso di fare una domenica mattina nel dicembre 2007.
_ 2 – Tenerlo lontano dalla sua amata Roma il giorno di Ferragosto: “La capitale si spopola ed è considerata una cosa da sfigato restare in città, invece a me piace molto soprattutto girarla in vespa (e ricorda anche che alcune scene di Caro diario erano nate proprio girando durante due fine settimana estivi romani: “Poi rivedendo in moviola il materiale mi era piaciuta tanto l’idea di girare sulla vespa con quella leggerezza che l’ho fatto per tutto il film”).
L’incontro, caratterizzato da una pioggia battente (“Nel Filmquiz affermo che Dio non esite”-ironizza il regista guardando verso l’alto), è durato circa 2 ore e mezza e le domande sono state, come prevedibile, un po’ al Moretti regista e parecchie al Moretti cittadino. “Il festival di Locarno è un festival di cinema e non di politica, anche se le cose a volte si mischiano” afferma in apertura dell’incontro il direttore Frédéric Maire, anche perché il regista, ancora prima di “dedicare alcuni mesi alla politica nella stagione dei movimenti”, con i suoi fim è stato per trent’anni il megafono delle insofferenza di un popolo di sinistra: “Prima de Il caimano i miei film avevano sempre parlato in maniera critica della mia parte politica di appartenenza, la sinistra” afferma Moretti che, sollecitato sull’argomento dal pubblico, inizia proprio facendo alcune osservazioni su una sinistra nella quale è sempre più difficile riconoscersi: “Io ero di sinistra, sono di sinistra e sarò di sinistra. Meglio specificare, in Italia non si sa mai. Detto questo sono preoccupanti gli atteggiamenti prevalenti: la sinistra è divisa tra chi è autodistruttivo e chi è in letargo”. Il regista continua ricordando soprattutto determinate assurdità del nostro paese: “Vieni definito una persona grossolana se ribadisci ovvietà come il fatto che un uomo che abbia il monopolio dell’informazione non si potrebbe candidare per cinque volte alla guida di nessuno stato e invece così è successo in Italia. Negli altri paesi, Francia, Svizzera, Olanda, Germania non solo sarebbe ed è stato impossibile questo, ma è anche stato impossibile che un solo uomo accumulasse tanto potere. L’assuefazione ad accettare queste cose è molto preoccupante”.
Poi ribadisce il problema più grave: la mancanza di opinione pubblica. “All’estero se un uomo come Previti (che Berlusconi nel 1994 voleva ministro della giustizia) viene condannato in tre gradi di giudizio per corruzione della magistratura relativa agli interessi del capo del governo, beh per lo meno viene punito dall’opinione pubblica e invece questo non è successo. All’estero si punisce un uomo politico per un millesimo!”.
_ E attacca i giornali indipendenti che dovrebbero formare l’opinione pubblica e “invece quando Berlusconi aggredisce la magistratura si dicono solo annoiati all’idea che torni l’anti-berlusconismo” (l’attacco è soprattutto rivolto a “La Repubblica”). E con molta amarezza aggiunge un’ultima riflessione: “Dall’avvento di Berlusconi la politica è completamente cambiata: i due elettorati non comunicano più perché non hanno più un retroterra comune che invece avevano prima comunisti e democristiani che insieme avevano dato origine alla costituzione del nostro Paese”.
E con stizza, condivisa dalla platea che applaude: “Quest’uomo non ha nessun senso dello stato e c’è chi pensa di eleggerlo Presidente della Repubblica!”.
Le critiche alla destra si mescolano a quelle alla sinistra: “Non è stata fatta una legge elettorale nei cinque anni (1996-2001) nei quali abbiamo governato. E’ stata una mancanza gravissima”.
Conclude: “’Confidiamo nei giovani’ dovrebbe essere la frase di rito e di speranza nel futuro, ma realisticamente io non riesco a essere ottimista perché purtroppo i ragazzi di oggi sono cresciuti pensando che queste cose siano normali; le tre tv di Berlusconi non hanno spostato solo voti, ma un Paese”.
Le note positive arrivano quando si parla di cinema italiano perché questa volta non è un fuoco di paglia la sua ‘rinascita’: “Munzi, Molaioli, Garrone, Sorrentino si sono affermati in quest’ultimo periodo ma lavorano ormai da anni: fanno da anni film e hanno un loro stile e riconoscibilità. E da qui si collega per parlarci del suo fare cinema e averlo potuto fare in un certo modo: “Questo nuovo stato di cose è dovuto anche ad un nuovo e intelligente scambio tra autori e produttori, sia durante la scrittura che durante la realizzazione di un film: Procacci, Donatella Botti sono bellissime realtà produttive: “Anche nel mio caso è stato fondamentale questo rapporto, tanti film li abbiamo creati in una comunità di lavoro e tanti film li ho iniziati grazie alla sintonia con il mio socio Angelo Barbagallo e alla nostra casa di produzione che mi ha dato una libertà espressiva fondamentale” afferma per aiutare il pubblico a capire come si è sviluppato il suo lavoro. Poi rende noto che quest’importante collaborazione si è interrotta proprio l’anno scorso perché Barbagallo ha deciso di iniziare a produrre da solo altre cose come il film di Marco Risi su Siani, il giornalista de ‘Il mattino’ di Napoli ucciso dalla mafia.
Ma ci tiene a completare l’analisi facendo riferimento all’ultimo e fondamentale progesso di genesi di un film. Il pubblico è cambiato negli ultimi anni: “Ha ritrovato una sua sensibilità per il cinema italiano”.
Poi come nel libro monografico che i Cahiers du cinema e il festival del cinema di Locarno gli hanno dedicato (scritto da Eugenio Renzi e Carlo Chatrian) si susseguono alcuni aneddoti: “Girai in 16 mm una mia seduta terapica. Non sapevo cosa ne avrei fatto. L’ho girato e basta e poi l’ho utilizzata in Caro diario per dare più forza e verità, per fare capire meglio il mio rapporto con i medici al quale dedico il terzo capitolo del film”.
_ Tra il pubblico presente ci sono anche persone che stanno scoprendo in questi giorni i suoi lavori e una signora gli chiede il perché dello schiaffo alla giornalista in Palombella rossa, e Moretti afferma: “Fa parte del carattere del personaggio, della rissosità dell’attore e l’ossessione per il linguaggio che ho io, il mio rapporto con il gergo. Vi confesso che i veri termini che mi danno fastidio non li ho messi perché non volevo fossero presenti in un mio film”.
L’incontro si conclude con la domanda di rito delle migliori interviste: “Progetti futuri?”. Ammette che è cambiato molto il suo fare lungometraggi negli ultimi anni soprattutto nella prima fase, quella della scrittura: “Sento l’esigenza di fare la critica al lavoro che sto facendo. Cosa che non avevo all’inizio quando non c’erano pressioni, avevo più disinvoltura, una naturalezza di scrittura diversa. Non so ancora di cosa parlerà il mio prossimo film: con Federica Pontremoli e Francesco Piccolo (gli sceneggiatori anche de Il caimano) sto viaggiando da un’idea all’altra”.
_ Oggi si continuerà a giocare al filmquiz alle 16 e alle 19 e domani ultimo atto: Moretti presenterà il suo film del 1993 Caro diario e poi leggerà stralci del diario di lavorazione di quel capolavoro ma precisa: “Mi sono censurato. Nel vero diario che ho tenuto durante le riprese insultavo me e i miei collaboratori. In quello che vi leggerò insulto solo me stesso”.
Foto a cura di Giovanna Barreca