NAPOLI FILM FESTIVAL – SERGIO CASTELLITTO SI RACCONTA

Tra esperienze d’oltralpe e colleghi italiani

Castellittò, alla francese, è il titolo della retrospettiva che il NFF ha dedicato ai film d’oltralpe di Sergio Castellitto, che giovedì 8 giugno incontra la sala gremita del Warner Village Metropolitan.

“In Francia ho sempre cercato di scegliere ruoli precisi e non di partecipare a coproduzioni dove si cercava semplicemente un attore italiano. Il successo, d’altra parte, ti dà la libertà di scegliere di fare il film che vuoi. La principale differenza tra il cinema italiano e quello francese sono i soldi. In Italia mancano e il cinema è una poesia che costa soldi. In Francia, inoltre, c’è un grande rispetto per la figura dell’attore che ha un ruolo centrale”.

Ma è vero che il cinema italiano è in crisi? “Sin dagli inizi della mia carriera – dice Castellitto – sento parlare di crisi. Sembra che in Italia si combini qualcosa di buono solo quando ci sentiamo in una condizione di disagio. D’altronde il cinema si muove sulle incertezze, sulle inquietudini: però non bisogna mai smettere di pensare che quello che si fa sia necessario, che abbia una sua urgenza emotiva”. Cos’è che manca al cinema italiano, allora? “Da un punto di vista creativo, manca la libertà degli artisti, tutto è troppo ideologizzato. E poi le nuove generazioni di attori frequentano poco il teatro e molto le soap opera, che sono indubbiamente delle grandi palestre, ma il palcoscenico dà una diversa disciplina, è ineluttabile. A teatro si inizia a recitare e non ci si può fermare: è la vera diretta, dove si impara a governare le forze e a controllare le emozioni”.

Castellitto ha poi ripercorso i suoi esordi artistici, rispolverando persino il film O’ carcerato che lo vedeva in veste di comparsa accanto a Mario Merola. “Ricordo che dovevo intervenire dopo una battuta di Merola, ma la dimenticai improvvisamente”. Di Bellocchio, con il quale ha lavorato ne Il regista di matrimoni, presentato anche a Cannes, dice: “Marco ha una sconfinata fiducia in me, la sua autorità è pari alle sue incertezze, ai suoi dubbi. Tra di noi c’è grande amicizia e io lo considero il più artista di tutti”. E di Paolo Virzì, che lo ha diretto in Caterina va in città? “Il Paolo regista sul set sembra uno che è venuto a trovare te mentre stai lavorando! E’ un uomo molto intelligente che non riesce a prendersi sul serio neppure quando è serissimo”.

Dopo Cannes e Napoli, il futuro prossimo di Sergio Castellitto passa per Venezia, dove sarà presentato il film di Gianni Amelio La stella che non c’è, girato in Cina con un’attrice non professionista, Thai-Lin. “E’ stato un lavoro molto interessante, oltre che un’esperienza di viaggio in un altro mondo, che ho vissuto con stupore continuo. Amelio è un operaio del cinema, uno che vive con dolore autentico le giornate di lavoro sul set. Pur essendo una persona complessa, ha una visione del cinema estremamente popolare. Sono stati 70 giorni incredibili e sono persino riuscito a non mangiare mai cinese”.

Castellitto ha poi ricevuto il Vesuvio Award prima della proiezione di A Vendre, film inserito nella retrospettiva “francese” proposta dal NapoliFilmFestival.