La vicenda di Ida Dalser fino a ieri stipata in sporadiche ricerche storico-documentarie appare oggi sul grande schermo carica di tutta la forza della disperazione umana, la disperazione di una donna che per amore di un uomo ha contribuito alla nascita del giornale Il Popolo d’Italia, del partito fascista, e si è poi vista derubare di tutto quello che ancora le apparteneva, il figlio, la propria identità. L’uomo che Ida amava era Benito Mussolini.
Lettera di Mussolini a Ida Dalser:
“Mia piccola Ida,
sono appena arrivato dopo dodici ore interminabili di treno che mi hanno annerito fino all’inverosimile. Mi sono lavato alla meglio e il primo pensiero, prima ancora di andare a cena, è per te. Sei contenta? Dirai ancora che solo tu mi ami, mentre io invece non ti amerei? Anch’io ti amo, mia cara Ida, quantunque non abbia potuto dartene prova…”
Rinchiusa in un manicomio Ida (Giovanna Mezzogiorno) passa la sua esistenza cercando invano di rivendicare la sua identità e quella del figlio Benito Albino.
La bellezza del cinema è proprio questa, non ci sono schemi né regole, la tecnica come diceva Orson Welles si può imparare in qualche giorno (così aveva fatto lui all’inizio delle riprese di Quarto Potere) e non c’è un’età precisa per fare cinema, Marco Bellocchio ad esempio di anni ne ha settanta. La sola cosa che serve è una visione del mondo, possibilmente non convenzionale perché il cinema è una piattaforma espressiva (Abruzzese) ancora in grado di rielaborare in maniera originale il nostro vissuto, offrendo così la possibilità di dare senso al nostro quotidiano, o come in questo caso al passato rimosso. Bellocchio però è qualcosa di più, e lo mostra con forza in Vincere. Bellocchio è un visionario, un eretico, un po’ come il Mussolini (Filippo Timi) che nelle prime scene del film sfida Dio chiedendogli di testimoniare la sua esistenza.
Per Bellocchio Vincere è anche lo spunto per una riflessione sull’essenza stessa del dispositivo cinematografico, un’analisi sul ruolo del cinema delle origini, sulle sue proprietà terapeutiche e di costruzione del consenso, uno strumento potente che può ammaliare le folle e che nel 2009, nonostante le sfide imposte dai nuovi media è ancora in grado di restituire un piccolo e intimo pezzo della nostra storia.
Il film presentato al Festival di Cannes 2009 si appropria quasi con vanto delle atmosfere futuriste che si respiravano nei circoli dell’alta borghesia milanese d’inizio Novecento, tanto da rendere l’iconografia avanguardista come una sorta di legante dell’intera tragica vicenda. Parole esplose sullo schermo e una colonna sonora monumentale si uniscono a inserti tratti da documentari d’epoca che come ammette il regista sono stati scelti “…Per una scelta stilistica, ma anche per ragioni produttive, [visto che] non potevamo ricostruire tutto. Bisognava fondere il materiale documentaristico con le nuove immagini e farne uno stile. Passare dall’immagine del giovane Mussolini, interpretato da un attore, alle immagini vere del dittatore e sentire così il tempo della storia. Dal ’22 in poi l’attore scompare e resta solo, al cinema, il vero Mussolini”.
Titolo originale: Vincere
Nazione: Italia
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 128’
Regia: Marco Bellocchio
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Corrado Invernizzi, Michela Cescon, Matteo Mussoni, Elena Presti, Fausto Russo Alesi, Paolo Pierobon
Produzione: Offside, Rai Cinema, Celluloid Dreams
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 20 Maggio 2009 (cinema)