Italo-americano, la madre originaria delle Barbados, pronipote di Luciano Emmer, studi di cinema tra Urbino e New York, il 37enne Jonas Carpignano ha raccontato la Calabria attraverso Gioia Tauro: “Gioia Tauro è un microcosmo che fa parte di un più ampio contesto sociale ed economico, il mondo globalizzato. Sono convinto che solo essendo intimi e locali si può raccontare una storia universale» ha raccontato al quotidiano La Repubblica.

A Chiara chiude (?) la trilogia sulla società calabrese raccontata da Jonas Carpignano, iniziata nel 2015 con Mediterranea – sul popolo dei migranti – proseguita nel 2017 con A Ciambra – con protagonista una comunità Rom – (prodotto da Martin Scorsese folgorato dal primo film del regista). A legare i tre film, qui ci sono due camei significativi: quello di Pio Amato di A Ciambra e quello di Koudous Seihon di Mediterranea.

Presentato al Festival di Cannes 2021 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, una coproduzione italo-francese-svedese-danese, A Chiara, come i due film precedenti – sempre con attori non professionisti che restituiscono e regalano al pubblico interpretazioni di disinvolto realismo impeccabile – è una cronaca, o istantanea immersiva in una società assediata dalla criminalità organizzata, vissuta attraverso i suoi protagonisti.

Chiara ha 15 anni, una sorella di 18 anni, una più piccola, un padre affettuoso, paterno nel senso più profondo della parola, che adora e che l’adora. La vita di Chiara è tra scuola, amici, rivalità con ragazze, risate a casa.

Il suo angolo felice di mondo cambia forma diventando emotivamente un girone infernale, quando scopre che il padre è colluso con l’ndrangheta, ora latitante. Nel momento in cui capisce che i silenzi intorno a lei sono omertà, si mette sulle tracce della verità, non senza farne le spese.

La storia, scritta dal regista (notevoli le musiche di Benh Zeitlin con Dan Romer), messa in scena dalla spontanea intensità della giovane Swamy Rotolo (Chiara), seguita con premura e verità dalla macchina a mano di Carpignano, ha tutta la potenza di una ribellione adolescenziale e racchiude la commozione straziante di una adolescente che riesce a emanciparsi da una criminalità sentimentale e ricattatoria (accetta il protocollo ”Liberi di scegliere” applicato dalla magistratura per creare un futuro non criminale ai minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa).

A Chiara con lo stile documentaristico è un dramma autentico, da vedere assolutamente.