Aggro Dr1ft, ultima fatica di Harmony Korine, presentato fuori concorso all’80. Mostra del Cinema di Venezia, è un’esperienza più che un film: sperimentazione pura.
Con la sua durata di un’ora e venti, interamente girato con videocamera termica ad infrarossi, il lungometraggio diretto da Harmony Korine porta lo spettatore in un’inedita dimensione psichedelica e disturbante.
Visivamente infatti l’opera confonde e stanca, i colori, persino degli stessi personaggi ed elementi, mutano continuamente: agli oggetti e alle persone si associano inoltre dei disegni, simili a tatuaggi, anch’essi mutevoli ed intermittenti. Nulla è lasciato al caso, è forte infatti il simbolismo in ogni piccolo dettaglio.
Ambientato in una spietata e distopica Miami dominata dalla criminalità organizzata, Aggro Dr1ft segue le vicende di uno spietato sicario, interpretato da Jordi Molla: non si riesce neppure a vedere con chiarezza il suo viso, talvolta coperto da un passamontagna o da una maschera, ed allo stesso modo non si vedrà per tutta la durata del film il suo sguardo.
Tutto ciò che lo spettatore potrà conoscere sul protagonista verrà annunciato da egli stesso, che si presenta come l’assassino professionista più temibile del mondo.
Aggro Dr1ft narra anche di demoni, oscuri, dalla voce non umana, perversi e violenti come la realtà circostante. Vi sono anche le famiglie, al plurale, in quanto alla tipica famiglia americana, che nasconde segreti oscuri, si affianca la famiglia dei sicari, dei killer di professione.
Il finale, splatter nonostante la termocamera, potrebbe raffigurare una qualche parvenza di ottimismo, di speranza, ma i piccoli personaggi con la testa da demoni, oltremodo strani, annientano questa teoria senza lasciare alcun dubbio.
Ovunque si guardi infatti si trova il male, un male metaforico che rappresenta il marcio della società moderna.
Aggro Dr1ft si avvicina molto più ad un video gioco che ad un film, è cinema sperimentale: o lo si ama o lo si odia, senza vie di mezzo; molti infatti hanno abbandonato la sala durante le proiezioni.
Probabilmente se l’esperimento avesse avuto una durata più breve sarebbe stato sì meno disturbante- e quindi si sarebbe discostato dall’intento del regista- ma, al contempo, sarebbe riuscito molto meglio.