Surrealista ed esistenzialista. Nella sezione After Hours del 34. Torino Film Festival arriva un film che ha per protagonista una mucca, una vera mucca…umanizzata. Cos’è una mucca umanizzata? E’ un bovino che avuto un’infanzia felice, con una famiglia che le vuole bene. Vuol dire che esce con le amiche, che va in discoteca, in palestra, fuma… che ha una vita “normale”.
Ma un giorno inizia a chiedersi se è veramente felice. Legge tutto lo scibile filosofico sulla vita. Ma un tarlo continua a tormentarla.

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La crisi mistica che sta affrontando da sola, la spinge a intraprendere un nuovo cammino di comprensione, una ricerca della sua vera identità.

Il regista brasiliano Tião ha dichiarato di aver scelto una mucca come protagonista di questa sua metafora filosofica e umana, in quanto un animale pacifico e passivo.
Animal Politico sarebbe stato un piccolo gioiellino se fosse stato un cortometraggio. Perché l’umanizzazione dell’animale o, chissà “l’animalizzazione” dell’uomo, il senso di solitudine è trattato con curiosità. L’elemento surreale di vedere una mucca su un tapis roulant o mentre fa shopping in un centro commerciale o va dal parrucchiere – e nessuno lì intorno a lei pensa che sia strano – fa ridere e induce lo spettatore ad ascoltare attentamente il suo discorso sul senso di solitudine che la sta invadendo e che la porta a un cammino di ricerca nel deserto, lontano dalle tentazioni. Sarebbe stato un cortometraggio perfetto. Al regista è mancato il coraggio, forse.

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Perché come da lui dichiarato in un’intervista, mentre scriveva questo parallelismo tra la mucca e l’uomo, ha iniziato a pensare a un’altra storia, quella di una ragazza caucasica, su un’isola deserta, con un baule pieno di pietre preziose e un unico libro, forse ancora più prezioso. E ha ben pensato di inserire in Animal Politico la storia di questa ragazza, completamente nuda, ad accezione di paio di stivali, che racconta la sua storia da sopravvissuta a un naufragio quando era bambina.
Ora, il troppo storpia. E ci vuole un attimo a trasformare il surreale in un pasticciato eccesso. Aristotele a Sartre, Pushkin, Dostoevskij, Kant sono gli scrittori e filosofi che hanno ispirato Tião per questa sua visione della vita. Ma se l’intento era quello di turbare o stimolare lo spettatore, beh, il regista ha perso la sua attenzione a metà o forse anche prima di Animal Politico. Per un semplice motivo: ha pensato troppo a sé stesso, a celebrare tutto quello che voleva dire, e ha trascurato il pubblico in sala.