Apollo et Hyacinthus

Photo ©Michele Crosera

VENEZIA – Va in scena al Teatro Malibran un nuovo allestimento di Apollo et Hyacinthus, il primo lavoro scenico dell’undicenne Wolfgang Amadeus Mozart. Dopo Il re pastore e Der Schuaspiedirektor, la Fenice propone l’intermezzo su libretto latino del benedettino Rufinus Widl che gli venne commissionato dall’università di Salisburgo per lo spettacolo conclusivo dell’anno accademico 1766-1767. L’allestimento sarà curato dalla regista Cecilia Ligorio, a capo di un progetto dedicato ai giovani frutto della collaborazione della Fenice con l’Accademia di Belle Arti di Venezia. La direzione musicale sarà condotta da Andrea Marchiol. La prima di venerdì 7 ottobre 2022 ore 19.00 sarà seguita da quattro repliche, il 9, 11, 13 e 15 ottobre 2022. 

L’opera si basa principalmente sul decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio, che racconta il dolore di Apollo per l’involontaria uccisione dell’amato Giacinto, fanciullo di splendida bellezza. L’erudito prelato però, per prendere le distanze dall’evidente omoerotismo del brano ovidiano, anche per motivi di ‘convenienza’ religiosa, cambia radicalmente l’intreccio, introducendo altri tre personaggi: Ebalo, re di Laconia e padre di Giacinto, Melia, la principessa sua figlia, e Zefiro, amico fraterno del ragazzo, che si scoprirà essere l’unico responsabile della sua morte. Dopo varie vicissitudini, scoperto l’inganno di Zefiro, condannato da Apollo a tramutarsi in vento e scomparire, il dio può felicemente convolare a nozze con Melia.

«Alla base del lavoro – ha spiegato la regista Cecilia Ligorio – c’è il desiderio di rispettare la freschezza della musica di Mozart con uno spettacolo altrettanto lieve e, spero, godibile. Per fare questo, la regia e drammaturgia si muovono su tre livelli. Il primo è quello che cerca una narrazione chiara della storia grazie al lavoro sul libretto e a quello con l’eccezionale cast di cantanti. Dare concretezza fisica a una gioventù che desidera, gioca e si sbaglia. Richiamare la sensualità delle Metamorfosi ovidiane in cui Apollo seduce tutti, muove tutti, ama tutti. E da tutti è amato. Il secondo livello riguarda la volontà di rendere l’attività creativa degli studenti dell’Accademia un fatto scenico, studenti che, come al tempo di Mozart è successo con gli studenti di Salisburgo, sono stati parte fondamentale di questa ricerca. Tutti gli allievi che hanno partecipato al progetto sono infatti anche in scena: modificano lo spazio durante la rappresentazione in modo che questo si trasformi grazie alle loro mani. Sono loro a invocare e riconoscere l’Apollo esiliato e ramingo di cui Wild parla nel libretto. Il terzo livello è quello che riguarda il dare forma attraverso scene e costumi all’idea del gioco teatrale ispirato dal profumo barocco della musica del piccolo Mozart.».

«Apollo et Hyacinthus è impressionante – ha commentato Andrea Marchiol, direttore d’orchestra di questa nuova produzione – anche e soprattutto pensando a un ragazzino di undici anni di oggi. Il principale punto di forza rimane lui, la sua enorme genialità. Forse non possiede ancora la maturità per costruire una linea drammaturgica che inizia, si sviluppa e si chiude: a quest’altezza della sua produzione questo non ci può ovviamente ancora essere, ma dal punto di vista musicale ci sono delle invenzioni strepitose».

Il cast del nuovo allestimento veneziano vedrà impegnati Krystian Adam nel ruolo del re Ebalo, Barbara Massaro in quello di Melia, Kangmin Justin Kim in quello di Hyacinthus, Raffaele Pe in quello di Apollo, Danilo Pastore in quello di Zefiro. Completano il cast Enzo Borghetti ed Emanuele Pedrini nelle vesti dei due sacerdoti di Apollo.

Luca Benvenuti