Sidonie-Gabrielle Colette, più semplicemente Colette, scrittrice, giornalista e attrice teatrale francese, ma anche donna libera, anticonformista, non femminista ma emancipata, che ebbe il coraggio di rompere molti tabù del suo tempo, che lottò per i suoi diritti e vinse. La sua grandezza le fu riconosciuta già in vita, tanto che ricevette importanti onorificenze accademiche, inclusa quella di Grand’Ufficiale della Legion d’onore, e fu la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di stato.

Realizzato con raffinata eleganza, aderenza storica e sapiente ricostruzione ambientale, questo film biografico celebra giustamente e finalmente anche nel cinema questa grande donna. La pellicola descrive i primi anni, i più avvincenti, emozionanti, anticonformisti: dalla giovinezza e il matrimonio con il rapace, abilissimo e multiforme pigmalione Willy – Henri Gauthier-Villars che firmava con il proprio nome i racconti scritti da lei – fino alla rottura con il marito e ai primi scritti pubblicati con il suo cognome, dal 1910.

Bravissimi gli interpreti, Keira Knightley, una Colette affascinante vulcanica, e Dominic West, barbuto, antipatico e greve, che impersona un somigliantissimo Willy.
La regia è superba e sensibile, non meno dell’indimenticabile Still Alice, che il cinquantaduenne regista britannico Wash Westmoreland aveva diretto insieme al compagno di lavoro e di vita Richard Glatzer, che, scomparso nel 2015, che ha firmato il soggetto di Colette, primo lungometraggio diretto da Westmoreland da solo.

Il film è stato presentato in anteprima italiana nel novembre 2018 al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile.