Strida primordiali hanno permeato il neoclassico Teatro Sociale di Rovigo nella serata di mercoledì 24 marzo, ad opera della celebre Socìetas Raffaello Sanzio: risonanze tanto profonde da far vibrare sino i ritratti di illustri autori teatrali disposti lungo il secondo ordine di palchi.
Si tratta di Ingiuria, una sequenza utile per imprecare, l’ultimo spettacolo della prestigiosa compagnia d’avanguardia riconosciuta a livello internazionale.
Il titolo definisce esattamente il tema su cui è costruito il lavoro: l’innata tendenza all’imprecazione che sin dai primordi caratterizza la specie umana.
Il concetto si dispiega lungo frasi e parole liberamente tratte da alcuni testi di Claudia Castellucci, tra i fondatori della compagnia insieme a Chiara Guidi, protagonista in scena. Ad affiancarla, la voce di Blixa Bargeld, noto cantante e chitarrista tedesco nell’ambito dell’industrial, il violino di Alexander Balanescu e la partitura elettronica di Teho Teardo: quattro sonorità eterogenee che magistralmente s’intrecciano tra loro, in un tessuto dalle maglie in continuo gioco di tensioni e allontanamenti. Lo spettacolo procede infatti per successioni di climax, i cui incipit appaiono come momenti di ritorno all’ordine, per poi invece esplodere nuovamente fino all’apogeo: sono apici dove tutto rimbomba, in un’atmosfera da cui nessuno spettatore può, anche volontariamente, riuscire a svincolarsi. Le due voci imprecano e urlano, il violino stride emulando voci umane, e gli interventi di Teardo legano, fondono, creano echi e cavernose sonorità dai fragorosi bassi. Dopodiché, silenzio, da cui riemerge la sola voce di Chiara Guidi a scandire sentenze: in queste fasi lo spettatore sistematicamente prova sollievo ritrovando nelle parole un linguaggio cui tenta di aggrapparsi. Ma ben presto la comprensibilità inizia gradualmente a dissolversi, e registrazioni della voce della Guidi si sovrappongono all’attrice stessa, cui fanno seguito gli altri protagonisti, verso una nuova deflagrazione.
L’intensità sonora raggiunge una densità tale da sopperire alla staticità dei corpi che, in sobri abiti neri, vengono scolpiti da plastici contrasti chiaroscurali per effetto delle luci; ristretti fasci colpiscono gli interpreti, la cui disposizione quadrangolare permette di lasciare buia la zona centrale, enfatizzando l’atmosfera occulta che avvolge le indecifrabili ingiurie.
L’ammirevole, ingegnosa abilità con cui sono stati amalgamati elementi teatrali e musicali, classici e contemporanei, è stata ben recepita dagli spettatori, i cui applausi erano intrisi di sentito consenso.
Ingiuria. Una sequenza utile per imprecare
Versi cadenzati da Chiara Guidi e musicati da Teho Teardo, tratti liberamente da testi di Claudia Castellucci
Con: Alexander Balanescu, Blixa Bargeld, Chiara Guidi, Teho Teardo
Tecnica del suono: Boris Wilsdors – Tecnica delle luci: Fabio Sajiz – Produzione: Link Musik, Socìetas Raffaello Sanzio, in coproduzione con Romaeuropa Festival 2009
Durata: 50 min.