Nella sua vasta programmazione, il Festival di Portogruaro accoglie approcci multiformi del far musica. Ai concerti dei grandi musicisti riconosciuti a livello internazionale, affianca, tra le altre cose, quelli dei docenti coinvolti nelle masterclass di alto perfezionamento musicale. Capita dunque che questi due profili coincidano in un’unica soluzione. È questo il caso di Alessandro Taverna, tra i più pianisti più impegnati e apprezzati nel panorama musicale internazionale, benché lontano dai circuiti attenti a imporre mode il più delle volte passeggere.
Considerando le sue radici, nato e cresciuto nella vicina Caorle, e la sua formazione, parte della quale è avvenuta proprio a Portogruaro, Alessandro Taverna confeziona un programma che, come tiene a precisare nelle note di sala redatte di proprio pugno, possa evocare il moto dell’acqua, i colori e riflessi che è in grado di sprigionare, avendo come immagine ideale quella della tanto adorata Venezia. L’intento è dichiarato nel movimento della Barcarolledi Chopin introduttiva, ma ancor di più nel fervore dell’Isle joyeusedi Debussy, omaggio rivolto a celebrare sia il centenario del compositore francese che la sua città d’elezione.
Così La vallée des cloches, il ritmo di Une barque sur l’oceane le atmosfere di Nocturnellessembrano inebriarsi di nuovi significati. Al di là di queste gradite licenze poetiche, l’intero ciclo Miroirsdi Ravel si è distinto per fluidità e brillantezza di tocco, dettata da un’instancabile ricerca timbrica che non si sofferma alla sola superficie iridescente, ma si insinua in profondità nella complessiva conduzione dei singoli brani che compongono l’opera.
Così i Davidbündlertänzeop. 6 di Schumann acquisiscono una caratterizzazione attenta e allo stesso tempo naturale, capace di dar fluidità alle diciotto scene musicali che alimentano il ciclo. Da un Teatro Russolo gremito, il pubblico, a ragione, manifesta ripetutamente il suo gradimento.