Presentato nella sezione del concorso internazionale del 70° Locarno FestivalMadame Hyde è il quinto lungometraggio da regista dell’attore francese Serge Bozon, con protagonista la sempre gettonatissima attrice francese Isabelle Huppert, reduce dalla sua prima candidatura a un premio Oscar e dalla non indifferente ondata di notorietà oltre oceano che ha seguito alla candidatura. Ambientato per la maggior parte in un istituto tecnico di Lione, Madame Hyde è un film in bilico tra il tragico e il comico (e non propriamente una drama comedy), che riesce a ospitare contemporaneamente nei 90 minuti scarsi di durata elementi sovrannaturali, scontri generazionali, riflessioni sul mondo dell’istruzione, in un mix molto ricco che ha i suoi punti forti e i suoi punti deboli.

La professoressa Gèqui è un insegnante di fisica in un istituto tecnico di periferia, con seri problemi a catturare l’attenzione di una classe indisciplinata e per nulla interessata alle sue lezioni. A renderle il lavoro difficile è soprattutto un alunno di nome Malik, affetto da un problema alle gambe che lo costringe a camminare con l’aiuto di un deambulatore ma che non gli impedisce affatto di prendersi gioco di insegnanti e compagni. Ad attenderla a casa un marito disoccupato (o come preferisce definirsi “casalingo”) che non comprende minimamente il disagio della donna. La sua vita cambierà drasticamente quando, mentre si trova in laboratorio, verrà colpita da un fulmine che le conferirà poteri fuori dal normale.

Sebbene una premessa del genere possa far pensare all’ultimo cinecomic del pianeta, il film perde la vena comica, grottesca e sopra le righe che lo aveva caratterizzato fin dalle prime scene proprio con l’arrivo dell’elemento soprannaturale. Dal momento in cui la protagonista viene colpita dal fulmine, acquisendo il potere di diventare incandescente, il film assume toni più drammatici, cominciano a morire personaggi pressochè innocenti per mano della protagonista, la sua situazione professionale cambia solo in parte e quella familiare resta invariata.

Il rapporto con l’irriverente Malik, che la protagonista cerca di raggiungere nella sua vita extrascolastica una volta trasformatasi in “Madame Hyde” (una sorta di donna incandescente, messa in scena tra l’altro attraverso effetti speciali non eccelsi) sembra migliorare per poi concludersi in modo drammatico con un vero e proprio attacco al ragazzo. Insomma, l’arrivo di poteri sovrannaturali sembra non aver migliorato di una virgola la vita della frustrata protagonista, in un meccanismo antitetico a quello del classico racconto supereroistico in cui basta una spruzzatina di una qualsiasi misteriosa sostanza radioattiva per cambiare radicalmente la vita di un emerito signor nessuno.

Sebbene la retorica anti-supereroistica (e di conseguenza anti-eroica) risulti apprezzabile, sfugge il nesso tra il tema dello scontro tra insegnanti e alunni, tra nuove e vecchie generazioni, e un elemento magico trattato in modo inusuale e in parte discontinuo: per lunghissime porzioni del film infatti la protagonista non ricorre nemmeno alla trasformazione nel suo alter ego ma si limita ad esibire una personalità diversa, più impulsiva e più feroce, aprendo certamente a una riflessione interessante sul significato del tema della trasformazione dei personaggi nel mondo del cinema, ma in modo spesso gratutito e scollegato dalle altre dinamiche presenti nella pellicola.

Una regia di per sè non negativa ma penalizzata da qualche errore e da un montaggio grossolano (che in certi momenti, soprattutto all’inizio, confonde addirittura la percezione temporale) non contribuisce di certo al bilancio finale del film, che tuttavia sarebbe scorretto definire negativo a fronte di una grande originalità nella sinossi e nella premessa. In conclusione, Madame Hyde è un prodotto che, volendo mettere in scena argomenti diversi trattati alcuni meglio e alcuni peggio, offre punti di riflessione originali e interessanti gestiti tuttavia in modo non sempre brillante.