Due ore di tensione al cardipoalma per questo poliziesco italiano dagli effetti spettacolari un po’ all’americana ma con le riprese dall’alto di Milano di notte, così grandiosa e magnifica che è più bella di New York.
Uno “spaghetti noir”, come lo ha definito scherzosamente il regista Andrea Di Stefano, perché ci sono caratteri tipicamente italiani, anche se l’intrigo è internazionale.
“Tra commedia e dramma” prosegue Di Stefano, che racconta di aver a lungo dialogato con un amico agente di polizia e di aver con lui studiato casi di malavita. “Non mi sono ispirato ai “poliziotteschi” anni Settanta, ma ho voluto, come sempre faccio, realizzare un film che rifletta la società, che è ingiusta, non per “aggiustarla” ma mostrare storie vere; o verosimili”.
Pierfrancesco Favino, che ha il ruolo del protagonista Franco Amore, spiega: “Franco è il paradigma dell’italiano che si trova su un confine sottile, tra l’onesto e il fesso. Se sei troppo onesto in Italia rischi di essere considerato un fesso, è una cosa tutta e solo italiana.” E prosegue “ Milano è l’unica città italiana dove poteva essere ambientato questo film, è più rappresentativa di un certo modo di essere: è la Milano da bere, dove ogni mattina ti svegli e sei bombardato da esempi solo di persone di successo. Tutti gli dicono “Tu ti meriti di più”. Ma che cosa sei disposto a fare per avere di più? Lui è uno che dopo 35 anni di lavoro guadagna 1.800 euro al mese e deve a mantenere una figlia grande che studia all’estero e la nuova famiglia con la giovane moglie. Per un poliziotto fare due lavori è illegale ma quando gli arriva la possibilità di tradire se stesso, di fare un salto in quel cono di luce lì accanto, gli sembra che sia finalmente la sua grande occasione. Questa storia a Roma o Napoli sarebbe stata diversa.”
Franco Amore, un nome una garanzia, in 35 anni di polizia, dice con orgoglio “Non ho mai sparato un colpo”: è la notte prima del suo ultimo giorno di lavoro prima del pensionamento e sta preparando un discorso di congedo, mentre la giovane moglie gli ha allestito una festa a sorpresa.
Ovviamente, non è possibile rivelare maggior dettagli sulla trama, però facciano bene attenzione gli spettatori al quell’ultima ombra sullo sfondo, nell’ultima scena, dell’ultima notte: un caso o un presagio?
Bravissimo Pierfrancesco Favino, perfetto, nella parte di questo uomo che aveva l’ambizione di essere onesto e poi la vita l’ha messo di fronte a un’altra realtà, a un compromesso morale; con la sua recitazione spontanea, quasi sottotono, Favino crea un personaggio pieno di spessore e ricco di contraddizioni. Non un eroe, ma nemmeno un cattivo; un uomo che non si può assolvere ma nemmeno condannare, ma una personaggio che si imprime nella memoria e al quale si arriva a voler bene.
Convincente anche Linda Caridi nel ruolo di Viviana, la moglie di Amore: una figura che cambia e matura nel corso del film.
Vale la pena di riportare ancora il punto di vista di Wen Mao, un docente universitario cinese naturalizzato italiano che quasi per caso si è trovato a far parte del cast: “Mi è piaciuto molto il messaggio di rispetto per la vita: un poliziotto che non ha mai ucciso nessuno! Nei film americani il messaggio è che uccidere sembra un gioco, o una azione leggera come bere un caffè. In questo mondo è troppo facile uccidere, persino nelle famiglie, ed è troppo facile per i politici scatenare una guerra”.
Andrea Di Stefano (Roma, 1972) è alla direzione del suo terzo lungometraggio (Escobar: Paradise Lost, 2014; The Informer – Tre secondi per sopravvivere , 2019) e si conferma abile nella confezioni di thriller spettacolari, ricchi suspense ma anche di significato sociale. La pellicola è in 35 mm, cosa che scade di rado ormai al cinema e che permette una visone molto più spettacolare insala. E’ presentata alla 73° Berlinale 2023 fuori concorso nella sezione “Berlinale Special Gala”.