Sta seduto sulla stessa sedia dove poche ore prima Ignazio La Russa inaugurava il Salone del Libro di Torino. Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, si chiede: “Come interesseremo i giovani? Tra qualche anno toccherà a noi, ma noi non c’eravamo. E oggi già c’è chi nega o sminuisce. Il peggio è che sono così preoccupato che perdo l’umorismo, a parte che rischio la querela” – dice -. “Se succede qualcosa al presiedente Mattarella, tocca a lui” e lo chiama con tutti i suoi nomi: Ignazio Benito Maria e ricorda che è il presidente del Senato, la seconda carica in Italia.

“Vorrei poter telefonare ogni tanto al medico del Presidente per essere rassicurato che stia sempre bene…”. Applausi prolungati. La Sala Oro al Salone del Libro è tutta con lui. Gli è accanto una anziana signora. “Mi sento una formica davanti a lei”, dice Pif. Lei è minuta e timida, eppure è un gigante, testimone della Storia e portatrice di civiltà: è Tatiana Bucci; aveva sei anni quando, ottanta anni fa, fu deportata nel campo di sterminio di Birkenau con sua sorella Andra, di quattro anni, e l’amatissimo cugino Sergio, 6 anni anche lui, che fu prima torturato dagli esperimenti pseudoscientifici di una sottospecie di medico, Kurt Heissmeyer, e infine impiccato e passato per i forni. Andra e Tatiana sopravvissero, erano così piccole che nemmeno ora sanno come fu possibile.

E Pif, con la sua ironia amara: “Qualcuno dice che anche Mussolini abbia fatto qualcosa di buono. Ma certo, anche Totò Riina avrà pura fatto una carezza a un bambino. Non per questo è meno colpevole. I treni: arrivavano puntuali, sì, ma ad Auschwitz. E chi dice che l’unico suo errore fu entrare in guerra con Hitler, dico che sono delle capre, che non sanno la Storia: che già nel 1924 Mussolini fece uccidere Giacomo Matteotti e a seguire tanti altri. L’antifascismo e il 25 aprile sono cose che devono unire: non è che deve sparire la destra, quello che io auspico è una destra antifascista”.Fascismo e mafia: due temi che accomunano i due relatori e la Storia italiana. “Non sono ancora capitoli chiusi, bisogna sempre farci i conti. Così come non è finito il fascismo, non è finita la mafia – ricorda Pif -. Pensiamo, quando andiamo a votare, alle persone che le hanno combattute come se fossero vive e che hanno fatto quello che hanno fatto nonostante non avessero superpoteri: erano persone come noi, e lo stesso possiamo farlo anche noi”.

“Finché la salute me lo permette – spiega Tatiana Bucci – continuerò a parlare, indipendentemente dai Governi. La Germania ha fatto i conti con il suo passato, l’Italia no. Noi non siamo stati solo collaboratori, siamo stati alleati. Oggi basterebbe già se ammettessero “Eravamo dalla parte sbagliata”.

“È il nazismo che si è ispirato a fascismo – precisa Bucci – non il contrario. “I bambini capiscono molto più di quanto noi pensiamo”: Lei e sua sorella hanno  divulgato ai bambini le loro tragiche esperienze attraverso racconti, fumetti e persino un cartone animato.  E ricorda Pif; “Quando andiamo a votare, pensiamo a certi fatti, a un bambino disintegrato dalla mafia, al piccolo Sergio, a Tatiana e Andra”. “Alle bare tremende di Cutro” aggiunge Tatiana Bucci.
Così si incontrano mafia e fascismo e le vicende storiche personali di vittime e avversari.

Questo è anche il tema di un altro incontro, poco dopo: “Il rapporto fra la memoria del passato e quella odierna attraverso le testimonianze e il ruolo della cultura”, con lo storico Gianni Oliva che presenta il suo volume “Il purgatorio dei vinti” (Mondadori), con Gian Antonio Stella e Francesco Marino. E allora viene fuori di nuovo il problema dell’Italia, dove non si è saputo fare i conti subito. E si ricordano nomi noti come Giorgio Albertazzi, Saverio Vertone, Raimondo Vianello, Walter Chiari, Dario Fo: “Erano ragazzi quando si arruolarono nella Repubblica di Salò, dopo l’8 settembre – spiega Oliva –. Erano figli di un’epoca e di una cultura, vittime di una certa educazione e di una propaganda che codificava certi pregiudizi. Chi fa la scelta sbagliata è un cattivo? Forse avrei fatto anch’io la stesa scelta, se fossi vissuto allora, a parte il fatto che sono un fifone. Eppure durante il ’68 si inneggiava con slogan non certo pacifici. E i russi oggi sparano, uccidono e muoiono come i nostri nonni. Ma paradossalmente la campagna di Russia è nell’immaginario un’epopea di sinistra, mentre quella d’Africa, che fu mossa dallo stesso Governo, è di destra.
Nel suo percorso di ricerca storica, particolarmente incentrato sugli anni della Seconda Guerra Mondiale, Gianni Oliva racconta la storia del Campo di Coltano, dove gli anglo-americani imprigionarono alla fine del conflitto numerosi esponenti del fascismo. “Ma nel 1945 fare i conti con il passato era un lusso – continua Stella – . La rivoluzione francese aveva il ricambio della borghesia, noi no. Saddam Hussein no, Gheddafi nemmeno. In politica come in fisica il vuoto non esiste. Noi non avevamo un ricambio: i vecchi politici del fascismo in gran parte trovarono posto nella nuova repubblica. Nemmeno dopo la prima Repubblica abbiamo avuto un ricambio di politici. Chiediamoci come mai”.

“Nel luglio del ’45 – ricorda Oliva citando Mario Tobino – tutta Viareggio scoprì di essere stata antifascista e nessuno se ne era accorto”. “L’Italia ha avuto la resistenza (al contrario della Germania dove gli oppositori erano già stati tutti uccisi), ma non è stata la maggioranza e non è stata determinante sul piano militare, bensì sul piano morale. Ricordiamo le fosse Ardeatine, Marzabotto ecc: è memoria del martirio. Però questo è stato usato come alibi per non fare i conti con le proprie colpe. E poi: perché la Resistenza è diventata parte della sinistra? Non è stata una usurpazione, bensì una abdicazione da parte degli altri. E oggi, paradossalmente, uno dei temi centrali del dibattito politico sono i comportamenti sessuali.”

L’Italia del 1946 era un Paese colpevole e vinto e questa colpa la pagarono gli italiani del nord est, di Istria e Dalmazia. Fu questo il purgatorio dei vinti”.
Grandi lezioni di Storia: pagine da non dimenticare.
Salone Internazionale del Libro di Torino, 18 maggio 2023