È fin troppo facile dimenticarsi della mortalità dell’essere umano, di quanto sia limitato e finito, spesso impossibilitato a portare a compimento i propri desideri e aspirazioni. Forse sono stati costretti a ricordarselo i membri dell’equipaggio di una spedizione che nel 1988 è partita per l’oceano con l’obiettivo di arrivare nel punto più a Sud del mondo. Non ci sono riusciti. Le riprese di quei giorni in mezzo al ghiaccio sono state riscoperte e portate nuovamente in vita da Lorenzo Pallotta che le mette in dialogo con scene di una spedizione del febbraio 2023 che ripercorre l’impresa di 35 anni prima. Il documentario che ne è emerso è stato presentato alla sesta edizione dell’Edera Film Festival 2023 con il titolo “Terra nova, il paese delle ombre lunghe”.
Le persone sono minuscole e insignificanti mentre cercano di esplorare un mondo alieno, sconosciuto, un nuovo pianeta fatto di freddo, neve e acqua ghiacciata. Quelle volte in cui viene concesso il passaggio alla nave che appare straniera e fuori luogo, l’acqua apre delle ferite sulla superficie delle banchise da cui emergono figure irriconoscibili, forse mostri di ghiaccio, statue di antiche divinità. Gli esseri umani scompaiono, con i loro profili che si vedono poco, i loro volti ancora meno; vengono ripresi di spalle, in ombra, come a voler incorniciare il vero protagonista: il paesaggio che si palesa loro davanti. Si osservano con chiarezza solo gli uomini dell’88 che avanzano speranzosi come moderni argonauti, prima di rendersi conto di non poter andare oltre. La nuova terra non gli accoglie, li respinge e li costringe alla ritirata. Allora tornano come ombre, spiriti che guidano la titanica impresa dei nuovi giovani che cercano ora di muoversi con rispetto, in punta di piedi, ma comunque la prua avanza violenta: c’è una meta da raggiungere.
Disorientante ogni scena, ogni singolo momento che passa da luci accecanti alla notte più profonda, dalla calma dell’acqua placida alla paura della tempesta; i suoni accompagnano ogni spostamento e contribuiscono ad estraniare lo spettatore unendo ricetrasmissioni, boati glaciali e musica elettronica. Si viene coinvolti, si diventa parte della spedizione e ci si domanda: “Dove stiamo andando?” “Cos’è questo posto?” “Cosa sono questi lamenti di dolore?” “La sofferenza e le ferite dell’Antartide valgono la gloria del compimento dell’impresa?”.
Ogni timore per il peccato di hybris scompare davanti alla gioia della vista della baia di Terra Nova. Allora ci si veste in fretta, si corre all’esterno per poter toccare il punto più a Sud del mondo, si celebra un nuovo record stabilito, un selfie sarà la testimonianza di questa conquista. I colori però sono cambiati, subentra una visione termica a ricordare la differenza di quel luogo con l’uomo, freddo e caldo, che probabilmente non sono adatti a coesistere. Un avvertimento? O una nuova sfida?