La vita di Peter (Hugh Jackman), avvocato rampante in procinto di entrare in politica, sembra aver trovato il giusto equilibrio con la nuova compagna Beth (Vanessa Kirby) dalla quale ha appena avuto un bambino. Ma quando l’ex moglie Kate (Laura Dern) si presenta da lui preoccupata per lo stato emotivo del loro figlio adolescente Nicholas, la situazione cambia. Inizialmente il ragazzo sembra stare meglio dopo essere andato a vivere con Peter e Beth, ma ben presto tutti si accorgeranno che il suo disagio è ben più profondo di quanto i genitori siano disposti ad accettare.

Dopo il successo di The Father, il drammaturgo francese Florian Zeller bissa l’operazione attraverso la quale è riuscito ad aggiudicarsi un meritato Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (e uno come miglior attore per Anthony Hopkins) adattando per il cinema un altro suo testo teatrale di successo, The Son. Questa volta però, il risultato è molto diverso. Zeller abbandona la costruzione complessa e stratificata del film precedente per realizzare un dramma più lineare e convenzionale, quasi prevedibile nella sua parabola dolorosa.

Muovendosi sul labile confine dei complicati rapporti generazionali tra padri e figli, in cui il rischio di somigliarsi più di quanto si vorrebbe risulta difficile da evitare, The Son accompagna i protagonisti in un percorso dove gli uni e gli altri non riescono a trovare mai un lessico comune. Un’incomprensione certificata con brutale ferocia nella peggiore delle conclusioni.
Sei i cattivi presagi si avvertono fin dalle prime scene però, è tutta la vicenda, pur interpretata con garbo e intensità dal buon cast, a risultare quasi superficiale. Nonostante  l’importanza di affrontare pubblicamente il tema della salute mentale, in particolare dei minori, e la buona prova attoriale del giovane Zen McGrath, The Son non riesce ad andare oltre la confezione curata che lo annunciava, risvegliandosi solamente durante il folgorante cammeo di Anthony Hopkins, nei panni del padre assente di Peter, sfacciatamente e impunemente bastardo.