“CHE FINE HA FATTO BABY JANE”, dal film di Bob Aldrich

Baby Jane e i problemi del "Cinema a Teatro"

Il cinema ha sempre saccheggiato copioni teatrali e adattato al suo linguaggio sia testi moderni sia classici del teatro di ogni epoca.
Il fenomeno di tendenza di questi ultimi anni è invece il processo contrario, ossia sempre più spesso famosi film diventano spettacoli.
Non è difficile immaginare le motivazioni che spingono produttori e registi teatrali a cavalcare la moda: da un lato la quasi totale assenza di drammaturgie nuove e interessanti, dall’altro la speranza che il pubblico sia catturato da titoli già entrati nel loro immaginario e abbiano voglia di rivivere emozioni già provate.

Il rischio principale è che  il pubblico si aspetti delle atmosfere, dei pathos che fanno parte della memoria dei film e che fatalmente, il teatro stenta a riprodurre. Qual è il risultato delle operazioni di questo tipo? 
Gli esiti felici non sono molti;  Alessandro Gassmann ha creato con LA PAROLA AI GIURATI, quattro anni fa, uno degli spettacoli più intensi mai visti, di enorme successo di pubblico e critica. Ma si trattava di un tema fortissimo e di una compagnia davvero impeccabile. L’edizione teatrale di GOMORRA, senza, ovviamente, le pretese spettacolari del film è riuscita a rinnovarne  in parte la potenza emotiva.
Cosi’ Gabriele Lavia prima, e poi, più recentemente, Alessandro D’Alatri hanno  tratto da SCENE DA UN MATRIMONIO dei pregevolissimi spettacoli. Ma in questo caso c’era già la sapienza drammaturgica di un  enorme autore e regista teatrale, Bergman stesso ( e infatti, di suo, è circolata anche una buona versione di SINFONIA D’AUTUNNO, con la Falk e la Crippa). Analogo discorso si puo’ fare per le operazioni ronconiane di adattamenti di LOLITA e  di FARENHEIT 451 ai quali si è attinto direttamente dalle riduzioni create dagli autori stessi, poi magistralmente messe in scena dal grande maestro.
Al contrario, molto discutibili sono apparse le riduzioni di film come  I PUGNI IN TASCA, dal film di Bellocchio, CHE ORA E’, da Scola, , COLAZIONE DA TIFFANY, DONNA FLOR E I SUOI DUE MARITI, NON SI UCCIDONO COSI ANCHE I CAVALLI spettacoli  a tratti anche gradevoli ma ai quali  mancava quasi sempre un “senso” davvero convincente e una regia coerente. Tutto sommato sono parsi giustificati più che altro da motivi commerciali, mentre d’altro canto, soltanto la grande bravura di attrici come Giuliana De Sio, Elisabetta Pozzi e Marina Confalone hanno salvato le scialbe riduzioni teatrali di IL LAUREATO, TUTTO SU MIA MADRE e MISERY NON DEVE MORIRE.

Adesso è il turno di CHE FINE HA FATTO BABY JANE, dal film di Bob Aldrich con Bette Davis e la Crawford,  storia di due sorelle terribili e del loro rapporto inficiato da rancori professionali ( entrambe ex attrici), da chissà quali traumi  di vecchia data, un thriller psicologico che fece epoca. Lo spettacolo, prodotto dal teatro Belli di Roma e fortemente voluto da Sydne Rome, che ha insistito per avere i diritti e si è impegnata molto.per realizzarlo, ha come merito di presentarsi con un allestimento non trascurato, una scenografia quasi iperrealista abbastanza interessante e un gruppo di attori buono ( con qualche naturale difficoltà della protagonista notoriamente restia alla pronuncia italiana ). Ma nonostante i pregi l’insieme appare molto debole, la regia non riesce a creare la giusta tensione , lo spazio piccolo del teatro Belli occupato da tutto l’impianto scenico non dà modo agli attori di muoversi agevolmente e alla regia di creare prospettive e come al solito ci si affida molto alle suggestioni delle proiezioni : le onde del mare, un vecchio film, una canzone, molto poco per far dimenticare che non ci sono la Davis e la Crawford e per persuadere un pubblico, di per sé già molto pigro.

The ALDRICH Company presenta
_ CHE FINE HA FATTO BABY JANE?
_ di Lukas Heller
_ adattamento teatrale di Franco Ferrini
_ Regia di Antonio Salines
durata un’ora e 30 circa
_ Roma, teatro Belli fino al 30 marzo 2013