Venezia 65 – Concorso
La parabola discendente di un lottatore di wrestling, in cerca di ciò che conta veramente nella vita dopo aver abbandonato il ring. Un film egregiamente realizzato e reso vivo da un Mickey Rourke quasi alter ego del protagonista.
Randy Robinson è noto al pubblico come Randy the Ram, acclamato lottatore di wrestling ormai invecchiato, appesantito ma deciso a non lasciare il ring. Quando un attacco di cuore dopo un combattimento impone uno stop alla ormai ventennale carriera, inevitabilmente in discesa, Randy decide di fermarsi e guardare alla propria vita: cercherà l’amore in una spogliarellista e proverà a ritrovare un punto di contatto con la figlia, da tempo trascurata e ormai diventata una sconosciuta.
Dopo averci abituato ad un cinema sperimentale e non sempre capito da critica e pubblico, questa volta Aronofsky realizza un progetto meno rischioso e ad alto impatto emotivo, mettendo a segno la sua scelta migliore nell’affidare il ruolo principale a Mickey Rourke, eroe decadente e dalle sorti parallele a quelle dell’immaginario Randy, fino a rendere il personaggio un suo alter ego. Anche grazie a questa forte empatia, Rourke riesce a costruire su se stesso un protagonista toccante e veritiero, poetico e patetico allo stesso tempo, una delle tante stelle cadenti che hanno attraversato la storia del cinema americano, capace non solo di raccontare i sogni ma anche di delineare con maestria il loro fallimento.
In ogni inquadratura si fa vivida la perfetta sintonia fra regista e protagonista, merito soprattutto di Aronofsky, pronto a mettere da parte il suo stile caleidoscopico per illustrare con grande rispetto la parabola discendente di questo lottatore. Un approccio che non indugia sulla decadenza – anche fisica – del protagonista, ma si avvicina con pudore a Randy come a Rourke, arrivando a trasmettere lo stesso messaggio senza dover ricorrere all’eccesso o alla caricatura (equilibrio non sempre raggiunto nelle opere precedenti del regista newyorkese, quali Requiem for a dream). Sull’altro frangente, Rourke segna un ritorno al cinema in grande stile, finalmente affiancato da un autore capace di mettere a frutto le sue qualità, adombrate da scelte non sempre azzeccate; ma l’armonia traspare anche nel rapporto con Marisa Tomei e Evan Rachel Wood, due attrici capaci di offrire un’adeguata risposta emozionale al forte coinvolgimento del Rourke-attore. Anche l’amico Bruce Springsteen ha scelto di comporre una canzone originale per il film, presente in colonna sonora.
Si evitano perfino le facili concessioni alla spettacolarizzazione, grazie al forte impianto indipendente – sia stilistico che produttivo – raggiungendo una struttura solida, scandita, senza nessun minuto o scena di troppo, dove ogni aspetto del protagonista viene analizzato nella giusta profondità e misura: il rapporto con la figlia, la vita sentimentale, il lavoro e la carriera di wrestler. Quello che resta è il ritratto non di un combattente, ma prima di tutto di un uomo alle prese con un’incolmabile solitudine e vuoto affettivo, grottescamente rimpiazzato dalle urla dei pochi fan rimasti, morgana di una felicità mai veramente raggiunta. Un Viale del tramonto moderno, abile come il predecessore nel capire che solo un interprete davvero decadente avrebbe potuto realizzare un ritratto memorabile del proprio personaggio: mentre Gloria Swanson, nei panni di Norma Desmond, aspetta il suo ultimo primo piano, Randy si lancia sul ring per concludere gloriosamente la sua battaglia, moderno Achille tradito da molto più di un semplice tallone.
Titolo originale: The Wrestler
Nazione: U.S.A.Anno: 2008
Genere: DrammaticoDurata: 105′
Regia: Darren Aronofsky
Sito ufficiale: www.thewrestlermovie.comCast: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Judah Friedlander, Ajay Naidu, Mark Margolis, Ashley Springer, Anna-Karin Eskilsson, Giovanni Roselli, Angelina Aucello
Produzione: Protozoa Pictures, Saturn Films
Distribuzione: Lucky red
Data di uscita: Venezia 2008