Tre ore di sogno ad occhi aperti con “Il lago dei cigni”

Uno degli spettacoli più belli offerti dalla Stagione Lirica del Teatro delle Muse

Il Balletto Accademico di Stato di San Pietroburgo ha fatto tappa ad Ancona con un meraviglioso Lago dei Cigni. Una delle cose da fare almeno una volta nella vita è senza dubbio assistere a una rappresentazione de “Il lago dei cigni” allestita dal Balletto di San Pietroburgo.

Infatti, se la città russa non è esattamente il luogo dove tutto ebbe inizio – la primissima messa in scena in passi di danza della fiaba di Musäus “Il velo rubato” avvenne in realtà a Mosca nel 1877, ma fu un fiasco totale – è però al revival di Marius Petipa e Lev Ivanov che si deve la fama mondiale del balletto. E questo porta la data del 15 gennaio 1895, proprio al Teatro Imperiale di Mariinskij di San Pietroburgo.

Ecco quindi spiegato perché oggi la versione ufficiale e maggiormente acclamata de “Il lago dei cigni” si deve al Balletto Accademico di Stato di San Pietroburgo fondato da Leonid Jacobson, che di esso ha fatto – come ovvio – il suo cavallo di battaglia.

L’occasione per poterlo vedere e apprezzare l’ha fornita alla città di Ancona sabato 21 aprile (e poi, in una replica, nel pomeriggio di domenica 22 aprile) il Teatro delle Muse, all’interno della Stagione Lirica 2011/2012. Anche se, sarebbe più corretto parlare di Marche piuttosto che di Ancona, dal momento che parcheggiati davanti al teatro c’erano – per l’occasione – auto e pullman provenienti da tutta la regione.

Che la qualità della rappresentazione fosse altissima lo si è capito già dai primi passi di danza, apertisi sulla celebre scena del compleanno del principe Siegfried, circondato dagli allegri colori di una folla contadina. Tutto, dalle scene di Semën Pastu ai costumi di Galina Solov’ëva, dai ballerini alle coreografie, si è mantenuto per le tre intere ore della rappresentazione a un livello di eccellenza, tra i più alti al mondo; a cominciare proprio dalla precisione e dalla grazia con cui gambe, braccia, schiene e piedi si muovevano all’interno di tutù e scarpette da ballo.

Sabato sera protagonisti indiscussi del palco sono stati Ivan Zajcev nei panni del principe e l’arcinota Svetlana Smirnova in quelli di una meravigliosa Odette/Odille (colpiva in particolare la sua capacità di rendere con tanta efficacia la diversità d’animo tra il cigno bianco e quello nero, attraverso un linguaggio del corpo che resta sempre indiscutibilmente il miglior specchio degli stravolgimenti interiori dell’essere umano).

Al loro fianco, un corpo di ballo corposo e preparatissimo, tra cui si sono distinti Maksim Tkačenko nei panni del malvagio mago Rothbart e un sensazionale Sergej Fedarkov in quelli del Giullare (che si è meritato il primissimo applauso spontaneo e sentito del pubblico, dopo una serie di piroette nel bel mezzo del primo atto).

Domenica pomeriggio, invece, ai loro talenti si sono sostituiti quelli di Artem Pyhačov (il principe), Alla Bočarova (Odette/Odille) e Il’Ja Osipov (Rothbart).

Ad accompagnare tanta eleganza e maestria, la bravura della Form – Orchestra Filarmonica Marchigiana che, semi-nascosta sotto il palco, ha fatto vibrare l’aria delle Muse con le note delle più celebri musiche di Čajkovskij, seguendo il ritmo dato dal Direttore d’orchestra Mikhail Gertz.

Dunque, per le Muse di Ancona una delle più importanti e valide rappresentazioni nell’arco dell’intera Stagione Lirica, giustamente premiata da un pubblico folto (il sold out per entrambe le date del 21 e 22 aprile è arrivato in un battibaleno) ed entusiasta.

Il prossimo appuntamento di danza al Teatro delle Muse è ora previsto per l’8 maggio, con un altro intramontabile classico: Don Chisciotte.

Info:
www.teatrodellemuse.org

CONDIVIDI
Articolo precedenteUn nuovo management per il Balletto di Mosca “La Classique”
Prossimo articolo“Parada” di Sđrjan Dragojević
Avatar
Chiara Giacobelli è una scrittrice e giornalista nata nel 1983. Si è laureata a pieni voti in Scienze della Comunicazione e poi Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo. E' iscritta all'Ordine dei Giornalisti dal 2006 e ha pubblicato undici libri, tra cui il pluri-premiato saggio biografico "Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo" realizzato insieme ad Alessio Accardo di Sky Cinema e al critico Federico Govoni. Nel 2016 è uscito il suo romanzo d'esordio "Un disastro chiamato amore" edito da Leggereditore del gruppo Fanucci. Come giornalista collabora anche con il gruppo Cairo Editore (Bell'Italia e In Viaggio), Affari Italiani, Luxgallery, oltre a tenere un blog culturale sull'Huffington Post. Il suo sito è www.chiaragiacobelli.com, oppure potete seguirla tramite Facebook, LinkedIn e Twitter.