V Festival Internazionale della Musica da Film “Ciudad de Úbeda”

Concerti, lezioni, incontri: breve resoconto di una rassegna dalla fisionomia unica

Un’opera cinematografica non può dirsi completa senza un appropriato commento sonoro, e l’efficacia di tale commento nasce spesso dal valore della partitura musicale che di esso fa parte. I compositori cinematografici hanno un ruolo fondamentale nel definire il tono e l’assetto finale di un film, e non di rado le loro creazioni (specialmente nel caso di temi o melodie particolarmente memorabili) contribuiscono in maniera determinante a far entrare certi lungometraggi nell’immaginario collettivo.

Nonostante tale importanza della musica nel cinema, non sono molte le occasioni in cui un compositore per l’audiovisivo può godere di un contatto con il proprio pubblico o con i propri colleghi. I grandi festival cinematografici internazionali non sono soliti invitare musicisti, i quali tendono dunque a lavorare in maniera isolata, producendo musica a ritmi serrati, mentre cerimonie e celebrazioni lontane mettono sotto la luce dei riflettori attori e registi.

Esistono, tuttavia, alcune occasioni in cui tale stato delle cose è fortunatamente alterato per il meglio; e, tra queste, va sicuramente menzionato il Festival Internazionale della Musica per il Cinema che si svolge ogni anno a Úbeda, piccola cittadina rinascimentale dell’Andalusia, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Il Festival di Úbeda, giunto quest’anno alla quinta edizione, è un’eccezione tra le eccezioni, nel variegato panorama delle rassegne cinematografiche. Innanzitutto, come già rilevato, si occupa di musica e di compositori in maniera esclusiva: e, per giunta, lo fa in maniera completa ed approfondita, senza timore di eccessivi tecnicismi, pur preservando un approccio piacevole e coinvolgente alla materia. Il suo programma (distribuito, quest’anno, tra le giornate dal 16 al 19 luglio) si fonda su una serie di sessioni di domande libere agli artisti, a metà fra conferenza stampa e seminario accademico. Il pubblico, costituito principalmente da appassionati di musica per film, è libero di interrogare gli ospiti su invito dei moderatori: la quantità e la qualità delle informazioni che emergono da tali lunghi incontri (generalmente oltre due ore) sono sempre ragguardevoli. L’accuratezza e l’alto livello delle discussioni sono garantite dalla presenza, nel pubblico di semplici appassionati, di un certo numero di compositori professionisti: si tratta, per la maggior parte, dei partecipanti al cosiddetto “Composition Workshop” che si svolge immediatamente prima dell’inizio del Festival (15 e 16 luglio, quest’anno): un corso intensivo di due giorni, tenuto dagli stessi ospiti del Festival.

Coordinato dal Prof. Conrado Xalabarder, docente di Musica per Film alla Universidad Pompeu Fabra e alla Universidad de Vic, entrambe in Barcellona, il corso ha proposto quest’anno vari seminari di livello professionale: dalle tecniche di registrazione con orchestra sinfonica (David Hernando, direttore della Bratislava Symphonic Orchestra) allo studio di processi di elaborazione tematica in partiture cinematografiche (Alejandro Vivas, autore della musica per il film spagnolo La Conjura de El Escorial, Antonio del Real, 2008). Centrali nell’economia del corso sono tuttavia state le lezioni (ricche di scambi tra docenti e studenti) dei compositori internazionali, accompagnati dai loro orchestratori: Patrick Doyle (Gosford Park, Harry Potter e il calice di Fuoco, Sleuth), presidente onorario della quinta edizione del Festival, ha parlato con precisione e grande affabilità del suo lavoro e della sua collaborazione con James Shearman; Wataru Hokoyama ha illustrato i problemi e le opportunità del comporre musica sinfonica per videogiochi (Afrika per PlayStation 3), mentre, a suggello del corso, Michael Giacchino (Lost, Gli Incredibili, Ratatouille, Star Trek, Up), con l’assistente Andrea Datzman, ha lasciato agli studenti preziose testimonianze riguardanti la sua esperienza con la televisione e il cinema, non tralasciando aneddoti, anticipazioni ed intelligenti commenti sul valore ed il senso delle opere degli studi Pixar.

Dell’incontro con Giacchino si daranno maggiori dettagli in un’intervista di prossima pubblicazione su NonSoloCinema. Di prossima pubblicazione anche un colloquio con Christopher Young (Hellraiser, Swordfish, Spiderman 3), che ha arricchito e completato il panorama degli ospiti internazionali del Festival assieme a Joel McNeely (Trilli, Trilli 2), Claudio Simonetti (Suspiria, Opera, La Terza Madre) e Philippe Rombi (Giù al nord). Molti, poi, i compositori spagnoli, tra cui diversi esordienti, alcuni dei quali premiati con i Jerry Goldsmith Awards, che il Festival conferisce ai migliori autori di opere prime. Il “Goldsmith” per la miglior musica per lungometraggio è andato ad Aritz Villodas (No me pidas que te bese porque te besaré, Albert Espinosa, 2008).

I Jerry Goldsmith Awards non sono tuttavia l’unico riconoscimento che il Festival di Úbeda conferisce: il 18 luglio ha infatti avuto luogo la cerimonia dei GoldSpirits Awards, destinati alle migliori produzioni musicali internazionali dell’anno in corso e dell’ultimo lustro. I massimi riconoscimenti sono andati a James Newton Howard (Miglior Compositore degli Ultimi Cinque anni e Miglior Colonna Sonora degli Ultimi Cinque Anni – The Village, M. Night Shyamalan, 2004) e ad Alexandre Desplat (Miglior Compositore e Miglior Colonna Sonora – Il curioso caso di Benjamin Button, David Fincher, 2008), i quali hanno ringraziato il pubblico e la giuria di Úbeda con dei videomessaggi registrati per l’occasione. Da segnalare anche il premio per il Miglior Tema, andato singolarmente (e meritatamente) a Michael Giacchino per un film che ha musica nei soli titoli di coda: Cloverfield (Matt Reeves, 2008).

Il pur ricco panorama di lezioni e premiazioni non sarebbe bastato tuttavia a dare al Festival fisionomia compiuta, in assenza di un momento in cui rendere pienamente protagonista la musica per il cinema. Le occasioni per apprezzare ed applaudire il lavoro artistico dei compositori, infatti, non sono mancate: ben due concerti hanno presentato al pubblico di Úbeda un ampio repertorio di brani cinematografici, spesso in versioni arrangiate appositamente per questo Festival. In occasione del Recital del 17 luglio, i compositori sono spesso stati anche esecutori delle proprie partiture: a cominciare da Doyle, sornione pianista impegnato con brani da Great Expectations, Ma Nouvelle France e Indochine, per finire con il raffinatissimo Philippe Rombi, il cui tocco alla tastiera e il suo stile di composizione si spingono non di rado nei territori di Chopin. Da segnalare anche la performance al flauto di Joel McNeely, inaspettato interprete della Sonata per flauto e pianoforte di Francis Poulenc, e l’ottimo omaggio a Georges Delerue (Elegie, Jeu d’alternances), affidato a solisti dell’Orchestra Filarmonica di Úbeda: forse l’apice interpretativo delle tre ore di musica.

Quattro ore è invece durato il concerto sinfonico della sera successiva, sostenuto da una ragguardevole abilità della compagine orchestrale. Joel McNeely si è assunto l’incarico della direzione di gran parte dei brani, tra cui la sua Suite da Trilli/Trilli 2, il cui valore musicale va ben oltre quanto di solito si destina a prodotti distribuiti esclusivamente per l’home video. Per l’insieme di composizioni sinfoniche di Giacchino, la guida dell’orchestra è invece stata presa dall’autore stesso: e ha sorpreso ed entusiasmato veder emergere dal suo stile di direzione sciolto e dimesso un’esecuzione potente e rifinita, che ha reso pienamente giustizia a titoli quali la Suite da Lost composta per il Festival di Úbeda, il tema di Cloverfield (Roar!), un frammento da Ratatouille e soprattutto un estratto dai titoli di coda di Star Trek, assolutamente degno del miglior Goldsmith.

Una lunghissima seduta in cui i compositori hanno rilasciato autografi su CD, un pranzo collettivo tra artisti e pubblico, un’ultima tavola rotonda ed una “fiesta flamenca” hanno infine chiuso le giornate del Festival il 19 luglio, lasciando liberamente mescolarsi studenti, maestri, esperti e semplici fan. «Il Festival di Úbeda si avvia a diventare un punto di riferimento mondiale per lo studio e la divulgazione sulla musica per film» ha detto il presidente Doyle: si tratterebbe certo di un ruolo dovuto, considerando inoltre l’originalità e il coraggio della rassegna. Sarebbe auspicabile anche l’avvio di contatti ufficiali con le maggiori kermesse cinematografiche internazionali, per rendere ancora più efficaci e d’impatto i risultati del Festival, dalla circolazione di conoscenze tra i professionisti alla scoperta di nuove promesse. Nell’attesa, la certezza di una Úbeda 2010 rimane a stimolare e ad ispirare la musica per il cinema d’ogni dove.

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