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Crimini e misfatti dal Festival -8-

Chi ha rubato il cinema italiano???

Si aggira per le strade del lido uno spettro in carne ed ossa. Un piccolo mocciosetto che, superato il metro e venti, ha deciso di far dannare i presenti alla mostra ripetendo giorno e notte la stessa litania. Si scarrozza in bicicletta con capello biondo ed occhio attento, si avvicina con fare sospetto. Ti tira per la giacchetta e chiede mestamente: “Signore, posso avere il suo pass?”. Dopo lo smarrimento iniziale ti si piazza dinanzi. Immobile, braccia dietro la schiena, sguardo imbronciato.
Quando gli si fa notare che, perso il pass, si viene immediatamente imbarcati su una nave (i più sfortunati su un gommone, altri addirittura a nuoto) e rimpatriati, il giovincello abbassa la mira e spiega, con supponenza, che lui intendeva il porta pass.
Dopo una breve indagine si scopre che, una vera e propria banda di sciacalli, ha avviato un fruttuoso commercio dei suddetti aggeggi. Ne ho visto uno, con la coda dell’occhio, che quasi rimaneva strozzato da tutte quelle collanine. “Signore, posso avere il suo pass?”.
Chi di voi vuol farlo fuori? Si accettano volontari.

E’ il caso di dirlo. Il film più bello presentato finora è quello di Werner Herzog,The wild Blue Yonder, il che crea un certo imbarazzo data la scarsa qualità dei film in concorso. Sarà una fatalità, ma la sola sezione della mostra che riscuote qualche successo è la giornata degli autori, l’unica in cui Muller non ha messo mano.

Herzog è fantascientifico, fantasioso, reale. Regala certezze, nel buio. Ironico e dissacrante, pungente critica al nostro mo(n)do di essere umani e di non essere più. Gli alieni non son certo più intelligenti di noi, si diverte Herzog. E se qualcuno arriva su questa pianeta per colonizzarlo (magari creando un mega centro commerciale carico di merci sbrilluccicose), ci si dispera accorgendosi che si è ormai distrutto tutto. Che non c’è più nessuno che compra, nessun’anima viva. Per buona pace del povero alieno.
Forse, in lontananza, si scorge un barlume, una speranza. Una figura salvifica.
Pardon, ci sbagliavamo. E’ solo il bambino in bicicletta che chiede il pass.

Continua il disastro dei film in concorso. Presentato Gabrielle di Patrice Chéreau, una piéce teatrale in piena regola. Carino (ed è quanto di peggio possa dirsi di un film) ma fa il verso a chi, meglio di lui, ha portato sullo schermo le stesse tematiche.
Viene da ricordare Closer, le scene da un matrimonio di Bergman, il t’amo, non t’amo, ma t’amo di Jules et Jim, e mezza filmografia americana degli ultimi cinquant’anni.
Ma, senza illudersi. Non c’è niente di nuovo. Ed è difficile fare di meglio, visti i precedenti.

Il rischio che si palesa in queste situazioni, in questi film, è la paura di proporre un prodotto diverso, innovativo, attraente. Si ibridano generi, si cercano finali forzosi, si ordiscono trame inutili, indelicate, senza coraggio.

Zanussi ne è il chiaro esempio. Persona non grata niente ha a che vedere con ciò che promette, con ciò che allude, illudendo – ma per poco – chi guarda. Illude perché allievo di Kieslowski, illude perché annovera nel cast attori del calibro di Nikita Mikalkoff, e infine perché è in concorso in uno dei maggiori festival del cinema.

A metà fra la farsa, il thriller, il film d’azione, la commedia, il dramma esistenziale, il fantastico, il fantascientifico, la tragedia, la ghost story, l’avventura, il film tv, la signora in giallo. Mio dio, la signora in giallo. Qualunque cosa accada, non è mai buon segno quando, a metà film, si pensa alla signora in giallo.
Sarà morto qualcuno? Forse il bambino dei pass.

Oggi arrivano altri tre film in concorso. Mary di Abel Ferrara, Romance and Cigarettes di John Turturro e Proof (da poco terminata la proiezione) di John Madden.
Speriamo bene, domani arrivano gli italiani. Mon dieu.

pierpaolo.simone@nonsolocinema.com

p.s. da un’intervista a Franco Battiato di ieri leggiamo: “fischia chi non capisce”, oppure “il mio è un cinema d’elité” e ancora “ovunque ci sono camicie nere pronte ad entrare in azione”. Ci teniamo a rassicurarlo. Le camicie non sono nere, ma medici in camice bianco che stanno andando a prenderlo. Che peccato però.