Ormai lontani sono “I corti” e “Tel chi el telùn”, spettacoli teatrali di grande successo che hanno portato i tre comici nazionali a tournee di successo, sdoganandoli dal piccolo schermo. Nonostante le ottime performance al cinema, successi inaspettati ma di merito, Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti, non riescono a tralasciare i tempi televisivi, i loro sketch e le loro gag da programma televisivo.
Un’enorme astronave catapulta sul palco due uomini (Aldo e Giovanni), un robot preciso e rompiscatole (Giacomo) e una donna (Silvana Fallisi, moglie di Aldo). Ignorano il nome del pianeta su cui sono atterrati, ma con battute esilaranti ne vogliono conquistare gli abitanti. Per farlo ci invitano sulla Terra, dove attraverso situazioni irreali e grottesche, ma nello stesso tempo di tutti i giorni, ironizzano sull’essere umano.
Si passa dalla fila del bancomat (sketch più riuscito), alla visita alla galleria d’arte, passando per prove di base jumping e inseguimenti da action movie. Tutto questo sottolineato e evidenziato da un’ottima scenografia ed efficace regia, quella di Arturo Brachetti, il celebre trasformista, punta di diamante dello spettacolo.
È impossibile non essere catturati dalla scelta registica che viene fatta durante l’inseguimento: i bravissimi attori riescono con abilità mimiche a rendere benissimo l’idea di un inseguimento urbano: sullo sfondo il grande schermo, imponente sul palco durante le due ore di spettacolo, proietta, strizzando l’occhio alla realtà virtuale e 3D, una città in movimento, fumettistica, dai colori studiati e sicuramente non inutili al fine della riuscita degli sketch.
La bravura dei tre comici è indubbia: difficile non ridere alle battute e ai movimenti di un Giovanni “pancabestia”, di un Giacomo critico d’arte ossessionato dall’ignoranza di un Aldo che rimane incastrato in un’opera d’arte. Silvia Fallisi, la donna dello spettacolo, riesce a far dimenticare (cosa molto difficile) le ottime incursioni della veterana del trio Marina Massironi: buono il suo tormentone “perché io il giardino non ce l’ho” e la parodia di una presentatrice alla serata degli Oscar, Juliet Brioche. Indimenticabile la sua voce svanita e positivamente fastidiosa.
Ma qualcosa non convince. Forse la mancanza di una vera storia alla base dello spettacolo, cosa che in realtà non c’era nemmeno negli altri spettacoli del trio. Ma questa incombenza delle gag e dei tempi ristretti, può trasformarsi in un punto debole dello spettacolo, che dovendo essere teatrale, in realtà si rivela troppo televisivo. Le nuove situazioni e le nuove performance, non riescono poi ad essere veramente tali: in ogni personaggio c’è del già visto, caratteri e gestualità ripetitive.
Tutti ridono e sorridono, è naturale. È impossibile non farlo. Ma Aldo, Giovanni e Giacomo dovranno in qualche modo riuscire a ritrovare quella splendente novità che anni fa fece breccia nei cuori degli italiani.