Una guida balbuziente al museo. Una gallerista logorroica e allucinata. Un’oratrice che ringrazia ossequiosamente per un premio artistico senza mai iniziare il proprio discorso. Limitarsi a leggere il racconto delle performance inscenate dall’artista americana Andrea Fraser in oltre trent’anni di carriera può risultare fuorviante. Bisogna vederne le registrazioni, sentirne le testimonianze, assorbirne il linguaggio e le movenze.
Nelle azioni della Fraser tutto è studiato nei minimi dettagli: ogni respiro o pausa, ogni sillaba o verso rispondono a un’attenta pianificazione capace di restituire brani interi di conversazioni o dialoghi storicamente avvenuti. In genere essi restituiscono singole frasi o interi discorsi estrapolati direttamente dal mondo dell’arte, talvolta addirittura in lingue sconosciute alla stessa artista. Le opere di Andrea Fraser parlano dell’autoreferenzialità di un sistema, quello dell’arte contemporanea, che prospera sulla supposta insindacabilità di significati e valori. Ma le stesse parole che sorreggono tale mondo lo fanno crollare, appena ripetute da una persona differente o in una situazione diversa. Vengono così messi a nudo la struttura sottostante, i rapporti di potere, le relazioni sociali di cui è intessuto il mondo dell’arte.
Probabilmente sono queste le ragioni profonde che hanno convinto il Museum Ludwig a dedicare un’ampia retrospettiva alla performer americana proprio in occasione di Art Cologne 2013, una delle maggiori fiere d’arte al mondo, nonché a conferirle il prestigioso Wolfgang Hahn Preis. Nata nel 1965 a Billings nel Montana, la Fraser si è fatta notare in America già dalla fine degli anni Ottanta, quando con i suoi Museum Highlights destabilizzava ignari visitatori a Philadelphia: travestita da guida si soffermava a descrivere con incredibile solennità le amenità che incrociava, dalle fontanelle alla caffetteria, anziché i capolavori custoditi nelle sale. Già con queste prime performance la Fraser mette a nudo il sistema dell’arte e avvia un percorso di ricerca che la colloca stabilmente nel movimento di critica istituzionale dell’arte contemporanea. Questo atteggiamento, teso a smascherare l’affettazione e il paludamento su cui si fonda tutta l’arte, si è tradotto in numerose opere testimoniate dai numerosi video riproposti a Colonia. Colpiscono in particolare due lavori del 2001, capaci di tematizzare l’autorappresentazione dell’artista.
In Official Welcome la Fraser finge di ricevere un premio esibendosi in una sequela di frasi fatte che ricorrono spesso in simili occasioni, alternando l’interpretazione di una stereotipata artista femminista. Kunst muss hängen è invece la rappresentazione esatta – parola per parola e gesto per gesto – di un discorso pronunciato da ubriaco nel 1995 da Martin Kippenberger, fra i maggiori artisti tedeschi degli anni Novanta. Il castello di carta eretto da critici, galleristi, collezionisti, curatori e artisti crolla inesorabilmente di fronte alla ripetizione incessante di questi discorsi vacui.
La dimostrazione estrema del funzionamento intrinseco del mondo dell’arte è certo rappresentata dall’opera più controversa della Fraser. Untitled, presentato su un piccolo monitor isolato in una stanza vuota, mostra la nota ripresa di un incontro sessuale fra l’artista e un collezionista organizzato in una camera d’albergo nel 2003. La prestazione – o l’opera – fu preacquistata dal collezionista per ventimila dollari. In questo lavoro sembra sostanziarsi la convinzione della Fraser, secondo cui l’artista non è più tale, bensì un mero oggetto in un opera d’arte. Nell’osservare questo video, tuttavia, sorge presto una domanda: in realtà, chi è che viene “fottuto”? L’artista che deve prostituirsi al compratore o il collezionista che crede di acquistare arte? Qualunque sia la risposta, Andrea Fraser dimostra come solo la critica al mondo dell’arte, piuttosto che il suo incensamento, sia capace di vivificare l’arte stessa. Con le sue opere, l’artista del Montana ci ricorda come la vera linfa dell’arte derivi da metterla costantemente in discussione, anziché dalla sua sterile celebrazione.
“Andrea Fraser. Wolfgang Hahn Preis 2013”
Museum Ludwig, Colonia | 21/04-21/07/2013