Giornate degli Autori
A Betlemme l’agente dei Servizi Segreti israeliani Razi (Tsahi Alevy) ha reclutato il giovane palestinese Sanfur (Shadi Mar’i) come informatore; è un alleato doppiamente prezioso, perché oltre ad essere palestinese è fratello di Ibrahim, il leader delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, a cui Razi sta dando la caccia da oltre un anno.
È un rapporto confuso che lega Sanfur e Razi, quasi quello di padre e figlio, certo non distaccato, e sarà proprio il legame affettivo instaurato a portare alla rovina entrambi i personaggi.
Parlare di personaggi, a ogni modo, è quasi riduttivo; certo si tratta di un’opera di finzione, ma nulla sembra costruito, niente appare falso in questo thriller, opera prima di Yuval Adler, e interpretata egregiamente da attori non professionisti. Non si dubita del realismo delle situazioni proposte, né del dramma interiore che entrambi i protagonisti vivono sulla loro pelle, fino alle estreme conseguenze.
Per alcuni la realtà è bianca o nera: tra questi Badawi (Hitham Omari), divenuto leader del movimento alla morte di Ibrahim, a cui è sufficiente venire a conoscenza che un suo compagno sta pensando di stabilire una tregua con gli israeliani per ucciderlo senza scrupoli e senza voltarsi indietro.
Per Razi e Sanfur non è così: il legame iniziato solo per opportunismo da entrambe le parti diventa così stretto da mettere fuori fuoco il confine tra palestinese e israeliano. Questa mancanza di definizione, però, non è tollerata nel mondo in cui vivono: non è accettata dai capi di Razi e ancor meno dai compagni del movimento di Sanfur. La morte violenta di Ibrahim non può che portare ad altra violenza, che non si cura della nazionalità delle vittime. A questa miscela esplosiva si deve aggiungere l’adolescenza di Sanfur, piena di tutti i dubbi, le incertezze e i colpi di testa che accompagnano quest’età: si sente legato a Razi, e al contempo non può fare a meno di odiarlo e desiderare vendetta per la morte del fratello.
È un film coraggioso, anche nel suo tentativo di mantenere un occhio imparziale – per quanto possa essere possibile l’imparzialità in questo conflitto – e che non vuole mantenere una rigida distinzione tra le parti. È allo stesso tempo affascinante e inquietante osservare il delinearsi delle fazioni e sottofazioni interne allo stesso movimento palestinese, quasi contrapposte alla rigida struttura israeliana, in cui Razi appare come una scheggia impazzita, fuori controllo per l’affetto che lo lega a quello che agli occhi dei suoi capi non può essere categorizzato se non come “nemico”.
Non si può fare a meno di restare con il fiato sospeso e il cuore in gola, mentre si osservano gli eventi dipanarsi nel peggiore dei modi possibili, e chiedersi ansiosamente quale sarà la scelta finale, se la redenzione sarà ancora possibile anche solo per uno dei due protagonisti. La risposta di Adler mette però drammaticamente – e realisticamente – fine a qualsiasi ipotesi di happy ending.
Titolo originale: Bethlehem
Nazione: Israele, Belgio, Germania
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Regia: Yval Adler
Cast: Shadi Mar’i, Tsahi Halevy, Hitham Omari, Tarek Copti, Michal Shtemler, Hisham Suliman, George Iskandar, Yossi Eini, Efrat Shnap, Karem Shakur, Ibrahim Sakala
Data di uscita: Venezia 2013