Giorgio Albertazzi ha intrattenuto ieri sera il suo pubblico presso l’Ateneo Veneto.
Lo ha fatto con grande rilassatezza e confidenza. Un uomo la cui esperienza di palcoscenico è evidente e non solo nota a tutti.
Ciò che ha voluto raccontare non sono state solo le città invisibili di Calvino (da cui appunto il titolo “Non solo invisibili”) ma anche le città a lui stesso care. Per cui ecco che accanto alle fantastiche descrizioni di Marco Polo, si affiancano poetiche visioni dell’attore su Firenze negli anni ’50. Le divagazioni su esperienze personali, conducono nei luoghi più impensati: fino alla “Città dolente” di Dante o ad Amleto. Quest’ultimo infatti, rappresenta l’uomo occidentale, completamente dilacerato tra ideale e reale. All’opposto, la filosofia orientale e in particolare cinese, non creano scissioni, tanto che la terra stessa è l’Impero Celeste, la terra del Sole.
Accanto all’attore, il pianista Marco di Gennaro, improvvisa melodie creando atmosfere suggestive.
Sempre legata alle atmosfere di Calvino è la è la mostra di Pedro Cano, presso la Sala Marceglia, all’Arsenale. Attraverso 55 acquerelli su carta, l’artista rievoca le 55 città descritte da Marco Polo. E’ interessante addentrarsi in mondi inesistenti attraverso diversi canali artistici.