Presso la “Pinacoteca” del Castello di Legnano sono esposti quaranta oli su tela e trenta disegni di Jean Rustin, mentre al Museo “Bodini” di Gemonio l’artista è presente con altri trentacinque suoi oli su tela. Il percorso espositivo su due sedi ripercorre per la prima volta negli spazi pubblici italiani la carriera di uno dei “maestri” dell’arte francese.
Per la prima volta negli spazi pubblici italiani, il pittore francese Jean Rustin (1928, Montigny-lès-Metz) è ospite delle “SALE-SpaziArte” Legnano (MI), con un’esposizione intitolata “Celeste/Psichiatrico/Erotico”. La seconda mostra sita a Gemonio (VA), dal titolo “La rivelazione pittorica” – in cui è stato coperto un arco temporale che va dal 1988 al 2003 – tende ad illustrare il lirismo del pittore, sensibile al disagio esistenziale dell’uomo, che si vede imprigionato in spazi chiusi e vuoti: il suo specchio interiore.
Il Castello Visconteo di Legnano è l’area espositiva più significante per Rustin, dato che – con un recente restauro – è divenuto il luogo ideale per delle impegnative rassegne artistiche.
Rustin può essere considerato, per la sua maniera di fare arte, un incrocio fra lo svizzero Varlin e l’anglosassone Freud, pur traendo la principale ispirazione dalle opere di Francis Bacon, dalle reminiscenze angosciose del II conflitto mondiale e dalle esplosioni di ribellione della seconda metà del Novecento. Ma la sua pittura simboleggia anzitutto l’ironica “visione” di un uomo che si commisura con se stesso, con la propria sessualità e con la sua psiche – o per meglio dire con la teoria del “doppio”, di cui si era occupato Otto Rank e soprattutto Carl Gustav Jung, che faceva distinzione tra due “personalità” incentrate sul sé.
La riflessione, il raccoglimento, la sospensione – per alcuni attimi – del normale scorrere del tempo si rendono necessari per sintonizzarsi con i suoi dipinti. I soggetti ritratti sono come impietriti, ma presentano uno sguardo intenso, i loro movimenti sono bloccati, però si percepisce che si tratta solo di un istante fra un turbamento e l’altro, in modo che gli spettatori possano osservarli e ascoltarli. “Mai, come nei quadri di Jean Rustin capita d’incontrare tante facce idiote che osservano col pretesto di cancellare o ridurre la propria esistenza in favore forse di una promessa migliore. Sono spesso bozzoli umani, procombenti in un campo dissodato, personaggi curvi e stanchi che attendono di lasciare il mondo, non senza prima aver proferito almeno un’onesta maledizione a ogni uomo di buona speranza, come dire: ‘Sia dannato il frutto del ventre tuo, e che tutti vadano a morire ammazzati’ […]” così lo descrive Flavio Arensi, curatore della mostra di Legnano, nell’incipit del suo testo in catalogo. Si potrebbe aggiungere che lo stile di scrittura di Rustin è in empatia con quello di Artaud e di Céline.
A prima vista sembrerebbe di essere perennemente di fronte allo stesso individuo dipinto, probabilmente un uomo, forse vecchio forse no, poiché basta un’altra occhiata ed il suo volto si rivela giovane. Probabilmente si tratta di una donna o di una bambina. Sono tutti somiglianti quei visi, ma poi si rivelano per quello che effettivamente rappresentano: si tratta sempre del volto dell’artista. Per far sì che l’intento del pittore abbia buon esito, lo spettatore deve rimanere a guardare. Anzi, osservare a lungo, intensamente e coscienziosamente, proprio come lo stanno facendo a loro volta i vari “doppi” dell’artista. Sono effettivamente le sue innumerevoli facce, però i grossi seni e gli apparati genitali esposti ne rivelano il loro trasmutare. Donne in La vieille au dessus o in Femme qui crie, (1999). Bambine e anziani distesi su delle panche che esprimono tutta la loro imperturbabilità ed avversione, su letti bianchi come Sul letto, (2002), oppure semplicemente seduti a terra. Tuttavia le mucose infiammate, i corpi deformi e le ginocchia nodose non danno quel senso di angoscia che dovrebbero infliggere. Forse deriverà dagli sguardi infantili o dalle teste lisce, ma gli “attori” di Jean Rustin rievocano, al contrario, benevolenza e fiducia. “[…] E Rustin è tanto spietato da metterci un’ombra velata d’ironia leggera, l’abbozzo di un sorriso che duole […]” nota ancora Arensi.
C’è un’armonia di grigi in tutti questi quadri acrilici su tela, che in alcuni casi rasentano un blu trascendentale e che attraggono la vista irresistibilmente proiettando il visitatore nel dipinto.
Gli ambienti hanno le stesse tonalità dei personaggi, gli uni uniformati agli altri, sobri e scarni ambedue – come si nota in Ritratto di uomo, (2002) -, nulla è concesso all’estetica, se non per mezzo dei tratti della pittura che possono apparire tracce. Interruttori, contatori elettrici, prese di corrente, porte e finestre dischiuse sono le sole presenze che vivificano le pareti delle stanze, disadorne ma ricche. Ricche di una pittura pastosa e variegata, un acrilico che può apparire un olio, altre volte gessetto, colori che spesso stupiscono con quei sussulti di fucsia sulle carnagioni. Si potrebbe affermare che anche se il soggetto è sempre lo stesso ciò non stanca, poiché l’uniformità dà all’artista l’opportunità di focalizzarsi sulla materia, sul colore, sulla melodia delle tele – Jean Rustin è anche un violinista, e si capta – e di regalare opere realistiche.
L’allestimento su tramezzi di metallo scuro e non raffinato, il parquet non più brillante ma splendido ampliano l’intera gamma d’impressioni che un acrilico così vivo può dare. I faretti direzionati sulla tela fanno vampeggiare i soggetti dagli sguardi arrossati, dagli incarnati cagionevoli e dai volti estenuati. Le finestre del castello, adombrate da tendaggi grigi per far meglio convergere la luce artificiale, evidenziano come i soggetti dei ritratti di Rustin siano rinchiusi in locali claustrofobici e mal illuminati. A volte i titoli dei quadri corrispondono alle descrizioni delle stanze in cui sono ambientati, degli arredi e alle finezze che li animano. Efficace la scelta, per le opere esposte lungo le pareti, di un pannello – che fa da schermo tra le tele ed i muri – stampato con lo spazio pittorico tipico dei suoi quadri. È lo stesso Rustin ad affermare che “Questi corpi che dipingo, li accarezzo e li lavoro, sino a quando io stesso vengo affascinato dalla loro presenza sulla tela, presenza che tutta la bellezza della pittura deve contribuire a portare al massimo dell’efficacia.”
Forse è per questo che Maurice Verbaet – “Co-Presidente” della “Fondation Rustin” – scrive in catalogo “[…] i visitatori della Fondation Rustin di boulevard Raspail a Parigi restano sbalorditi dalla bellezza della materia”. Persiste l’erotico, un impulso naturale, ineluttabile, diretto e vissuto direttamente. Non si può che essere d’accordo con Michel Draguet – direttore dei “Musei Reali di Belle Arti del Belgio” – quando assicura: “Nessun intento di eccitare l’erotismo”. L’erotismo nel titolo è palese e si rivela in particolare nei disegni esposti al primo piano del Castello. L’ultima figura è un volto. Il disegno di un uomo – o forse di una donna? – che cela gli occhi con le mani, non desiderando più guardare, al contrario del pubblico alla fine della rassegna che ha iniziato a “vedere”.
“Celeste, Psichiatrico, Erotico. La pittura di Jean Rustin”
Legnano (MI), Castello Visconteo
Dal 14 aprile al 1° luglio 2007
Orari: dal martedì al sabato dalle ore15.00 alle ore 19.00
Domenica e giorni festivi dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Lunedì chiuso
Tel. 0331 471335, www.legnano.org“La rivelazione pittorica” di Jean Rustin
Gemonio (VA),“Museo Civico Floriano Bodini”
Via Marsala, 11
Dal 14 aprile al 10 giugno 2007
Orari: venerdì, sabato e domenica dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore18.30
Biglietti: € 4 intero; € 2
Catalogo “Silvana Editoriale”
Tel. 0332 604276, Fax 0332 604012
info@comune.gemonio.va.it
www.comune.gemonio.va.it
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