“Il peso della farfalla” di Erri De Luca

Infinitamente leggera, fino alla fine

Una recensione breve, breve come il libro. Non perché ci sia poco da dire, anzi.
Solo qualche suggestione, quel che basta per entrare in libreria, per cercarlo e per trovarlo.
Il resto, va lasciato alla solitudine del lettore, alla scoperta di profondità concentrate in poche righe.

Un uomo, un reduce che non rinnega nulla. Un camoscio, da anni re indiscusso. Due solitudini coscienti della fine che si avvicina, e un duello che cela un abbraccio.
Nel fondovalle, una donna forestiera che per un attimo può sedurre. In alto, sono le femmine del branco che profumano l’aria di mandorla del loro estro.

La montagna di Erri De Luca offre una parte visibile e nasconde una parte segreta, reale e metaforica.
L’odore dell’uomo sale lentamente e lo annuncia.
Il camoscio, orfano di madre, ha nelle narici l’odore dell’uomo. Cresciuto senza regole è capace di imporle e il suo salto “…è un punto di sutura sopra il vuoto”.
Da giovane l’uomo è vissuto in città, “tra i rivoluzionari, fino allo sbando”. Ora il suo rifugio è la montagna. Cacciatore di frodo, sale dove i guardaboschi non lo raggiungono e dove in un giorno perfetto il re dei camosci lo aspetta, mentre la farfalla vola nell’attesa del giusto momento per posarsi sul suo corno.

Poche pagine di frasi stillate e dense, da leggere lentamente. Brevi paragrafi intervallati da spazi bianchi. Pause necessarie, per catturare il profondo senso dell’ultimo libro di Erri De Luca.

Erri De Luca, Il peso della farfalla, Feltrinelli, 2009, pp. 70, 7.50 euro.