Il 24 ottobre Michele Zarrillo partirà dal Teatro Politeama Greco di Lecce con un “mini-tour” di cinque date che lo porterà sui palchi di alcuni tra i teatri più belli della penisola. A NonSoloCinema ha raccontato come si prepara a questo nuovo tour e ai suoi nuovi progetti.
NSC: Il 24 ottobre da Lecce parte un “mini-tour” teatrale di cinque date che ti porterà in giro per l’Italia. Come ti prepari a questa nuova atmosfera live “più intima”?
M.Z.: I tour teatrali sono la mia passione, li faccio da molti anni. Quindi direi che mi trovo molto bene in questa dimensione, è come sentirsi a casa. Fare un concerto in un teatro non significa attenersi strettamente alle regole di quell’ambientazione, non deve essere necessariamente tutto “soffuso”. A me piace costruire degli spettacoli che abbiano varie fasi: momenti rockeggianti, latini e perchè no, alternati a momenti più delicati e più intimi. Questo che porterò in giro è uno spettacolo che vive, appunto, di varie fasi e che vede la partecipazione di una band vera e propria.
NSC: Questo tour prosegue idealmente quello estivo (venticinque date italiane) e che ripercorre oltre trent’anni di carriera.
M.Z.: Sono passi trent’anni dal primo quarantacinque giri come Michele Zarrillo, anche se già da prima avevo avuto delle esperienze in campo musicale, avevo avuto, infatti, la possibilità di suonare già nel 1972. Era un periodo di grande rivoluzione culturale in cui molte cose stavano cambiando. Oggi purtroppo sembra che molte di quelle cose si stiano perdendo, per vari motivi. Questo un pò mi dispiace, perchè sembra che tutto il lavoro fatto in questi trent’anni, culturalmente parlando, stia svanendo. Il mio tentativo rimane quello di portare avanti il mio discorso, contro qualsiasi tipo di moda.
NSC: Nel tour, infatti, saranno presenti alcuni dei tuoi più famosi successi. Alcuni vedranno nuovi arrangiamenti. Che cosa potrà ascoltare il pubblico?
M.Z.: In questo spettacolo ci sono due medley molto lunghi dove vengono riproposte molte canzoni in chiave acustica anche se molto dinamica. I brani vengono quindi allestiti in un nuovo modo, per dare la possibilità al pubblico di rivivere canzoni del passato ma dando, allo stesso tempo, un nuovo godimento e un nuovo piacere a chi le suona e le vive sul palco, a chi le canta.
NSC: In molti brani ti esibirai anche al pianoforte e alla chitarra. E proprio la chitarra è una tua vera e propria passione.
M.Z.: La chitarra è il primo strumento che mi sono fatto regalare da mio padre. Quando andavo a scuola, da piccolissimo, un mio maestro delle elementari mi rimproverava sempre perchè battevo continuamente sui banchi. Quindi fu lui che chiamò mio padre invitandolo a regalarmi qualcosa che potesse aiutarmi a sviluppare la mia passione per la musica e io scelsi la chitarra. Da quel momento iniziai a studiarla seriamente, con fatica, fino ad abbandonare gli studi accademici per dedicarmi completamente alla musica.
NSC: Esiste una delle tue canzoni a cui sei particolarmente legato e una canzone che ti emoziona più delle altre quando la esegui dal vivo?
M.Z.: In realtà tutte le canzoni mi emozionano, quando sono sul palco e mi ritrovo a suonare dei brani che mi accompagnano da trent’anni come per esempio Su quel pianeta libero o La notte dei pensieri è come se le cantassi per la prima volta. A volte cambio qualcosa, cerco di non farle sempre nella stessa maniera per ricercare una nuova emozione. Con l’aiuto dei musicisti poi ci capita di creare qualche arrangiamento per dare una nuova energia ai pezzi, però non esiste un brano che prediligo più degli altri. Dipende molto dalla situazione, dal contesto, della serata.
NSC: A proposito del rapporto con il pubblico, nel tuo sito c’è uno spazio in cui chi ti segue può scriverti, lasciare dei messaggi. Come trovi questa forma di comunicazione?
M.Z.: E’ bello parlare con le persone delle cose che fai, anche se non sono molto “tecnologico”. Mi interessa più che loro abbiano uno spazio dove confrontarsi, mi piace dare la possibilità alle persone che amano le cose che faccio di starmi vicino.
NSC: Il tuo primo singolo è della fine degli anni Settanta, quando si parlava ancora di 45 giri. Ora si parla principalmente di musica digitale, di internet store, di acquisti on-line. Cosa pensi di questo nuovo modo di fruire la musica? Toglie un pò di poesia il fatto di acquistare una canzone attraverso un file digitale piuttosto che comprare il classico cd?
M.Z.: Credo che il supporto cd sia un pò sorpassato. Nell’era dei lettori mp3 non si sente più l’esigenza di avere un cd, anche per una questione di comodità, e proprio questa comodità sta togliendo un pò di poesia, di profondità. Quando iniziamo a lavorare a un album di solito dedichiamo molto tempo e molte risorse per avere un’ottima qualità del suono, nel missaggio, nel suono di una chitarra o dell’orchestra, anche se poi ti rendi conto che gran parte delle persone ascoltano tutto in mp3, dove, nella maggior parte dei casi, il suono viene “schiacciato”. Questi nuovi modi di ascoltare la musica però ci permettono di poter ascoltare la musica ovunque e in vari momenti della giornata.
NSC: Domanda d’obbligo: a quali progetti stai lavorando?
M.Z.: Mi sto preparando a questo nuovo tour e poi mi metterò al lavoro ad un nuovo progetto discografico.
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio