Jonathan Demme incontra il pubblico all’8° Festa Internazionale del Cinema di Roma

Una conversazione con il regista

Non solo un regista, ma uno dei più grandi narratori dei nostri tempi, quello che ha sperimentato più generi dal thriller, all’horror, alla commedia, al documentario e anche il teatro.

Ha diretto film che hanno avuto un successo strepitoso, tra cui Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs) (1991) con Anthony Hopkins e Jodie Foster, Philadelphia (1993) con cui Tom Hanks vinse il primo Oscar, The Manchurian Candidate (2004) con Meryl Streep e Denzel Washington.
Dal 2004 in poi decide di non dirigere più film ad altissimo budget viste le troppe le responsabilità economiche nei confronti di tutte le persone impegnate nel progetto e per il fatto che spesso le case di produzione hollywoodiane impongono scelte creative che possono essere in collisione con le idee del regista.

I film indipendenti a basso boudget rendono più liberi da compromessi e dalle pressioni, l’arte e la creatività hanno quindi la precedenza, e permettono di sperimentare generi inconsueti, come il docu-film o il documentario.

Secondo Jonathan Demme nei film indipendenti il coinvolgimento di tutte le maestranze è più semplice e al tempo stesso attivo e unitario.
La sceneggiatura riveste un ruolo fondamentale. Senza una buona storia gli effetti speciali o i grandi attori hollywoodiani non bastano, perché il cinema è soprattutto fatto di idee.

Incontrare e lavorare con Roger Corman gli ha permesso di iniziare questo lavoro, gli ha fatto sperimentare la libertà del cinema a basso costo, di quello indipendente, dove l’espediente principale è l’originalità e una buona idea.
Parla di Fear of falling, presentata in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Roma, come il progetto più impegnativo e gratificante della sua vita.
Tratto da Bygmester Solness di Henrik Ibsen, tradotta e adattata da Wallace Shawn, che ha reinterpretato la fantasia di Ibsen, è stata la celebrazione di un lavoro teatrale di dieci anni.

Ed infine parla della sua grande passione per la musica che ha concretizzato nel documentario Enzo Avitabile Music Life, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, e con David Byrne, con cui ho collaborato in Stop Making Sense, e per il dvd del live dei The Talking Heads.

Di Jonathan Demme ha colpito la sua semplicità e la sua simpatia e il fatto di non essere stato travolto dal successo raggiunto.