Anche quest’anno centinaia di giovani appassionati dal centro Europa potranno seguire gomito a gomito con i prestigiosi critici di Variety la principale manifestazione cinematografica nel cuore “austro-ungarico” del Vecchio Continente. E chissà che non vinca un italiano…
Il festival ceco (ma sarebbe meglio dire centroeuropeo) di Karlovy Vary si avvicina ormai ad una età veneranda, e quest’anno celebra la sua 47esima edizione, tributando un giusto omaggio ad un’attrice scoperta dal grande pubblico forse un po’ troppo tardi: Helen Mirren ha infatti ricevuto nel giorno dell’inaugurazione il Globo di Cristallo alla carriera e ha incantato con la sua grazia austera…
Per un festival sempre molto American-friendly e cosmopolita, il nome di questo e di altri importanti ospiti internazionali conferma ormai il tentativo (coronato da successo) di proporsi come cerniera logistica e artistica fra cinema impegnato anglosassone e occidentale in genere, e nuove tendenze provenienti dal quella che è l’ormai l’ex Europa dell’Est.
Quest’anno sembra particolarmente agguerrita la truppa dei film polacchi, presenti in massa nelle numerose sezioni, e di cui si tornerà sicuramente a parlare, mentre lo stesso film ceco in concorso porta paradossalmente il nome di Polski film (ovvero: “film polacco”…). Visto che abbiamo menzionato la sezione competitiva principale, notiamo come Karlovy Vary abbia sempre un occhio di riguardo per il cinema italiano di qualità, ma non scontato, di modo che quest’anno concorre per la nostra bandiera il Giordana di Romanzo di una strage. Vedremo se, come è spesso capitato negli ultimi anni, esso godrà del favore del pubblico di casa e della Giuria, guidata da Richard Pena (direttore del Festival di New York) e arricchita, fra gli altri, dal regista croato Rajko Grlic e dall’interessante sceneggiatrice polacca Johanna Kos-Krauze.
Anche in Giuria dunque America ed Europa centro-orientale contribuiscono a creare un interessante mix culturale, che nel Concorso vede schierati il canadese Camion, interessante dramma familiare ambientato nella comunità francofona, il catalano La lapidazione di San Sebastiano o ancora il giapponese Il negozio alla fine del mondo. Uno dei registi che attendiamo con particolare curiosità è poi Jan Jakub Kolski, che qualche anno fa ha concorso anche a Venezia con Pornografia e che nel suo paese è uno degli autori più interessanti della generazione di mezzo. O chissà che il trofeo non se lo aggiudichi l’Iran, che negli ultimi tempi è un po’ sparito dai palmares (L’ultimo passo di Ali Mosaffa), o un outsider come il messicano Arrivederci, papà, di Lucia Carreras. Anche solo questi titoli, sui dodici che si contendono il premio principale, confermano l’apertura geografica di vedute e la coerenza di una kermesse, dove forse non si deve cercare a tutti i costi l’ultimo grido in fatto di sperimentazione visiva o la conferma del grande nome internazionale, quanto piuttosto un’interrelazione fra diversi modi di fare cinema, world-wide-oriented ma ben centrata nella Mitteleuropa che fu, che di solito riserba sempre piu’ di qualche piacevole sorpresa.
Nella foto Helen Mirren
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio