Liverpool, settembre 2004. Dopo essersi congedato dalle forze speciali inglesi, Fergus convince Frankie, suo amico d’infanzia, ad unirsi alla sua squadra di contractor a Baghdad: è un’occasione, per due ex militari esperti come loro, per guadagnarsi un bel po’ di soldi. Qualche anno dopo, mentre Fergus è a Liverpool e non può fare rientro in Iraq perché gli è stato ritirato il passaporto, Frankie rimane ucciso sulla Route Irish, la strada più pericolosa al mondo. Il suo corpo rientra quasi in segreto in patria per il funerale e Fergus, sentendosi in colpa per la morte dell’amico, decide di svolgere indagini private, animato più da un senso di vendetta che di giustizia; ad affiancarlo c’è Rachel, vedova di Frankie, che di entrambi ha conosciuto solo la loro parte migliore: quella senza il fucile in mano.
Route Irish, titolo originale de L’altra verità di Ken Loach, è il nome convenzionale della strada che, dall’aeroporto della capitale irachena, conduce alla zona blindata delle Ambasciate e dei palazzi del potere. Il regista, da sempre interessato a tematiche sociali nonché attento osservatore delle realtà politiche internazionali, torna a firmare una delle sue pellicole-denuncia che tanto aspettavamo: pluripremiato a Cannes e Leone d’oro a Venezia, dopo una iniziale carriera televisiva ed i difficili esordi nel cinema per ragioni di natura politica, è oggi considerato dai cineasti non solo britannici un maestro.
Nel 2010 con L’altra verità Loach a Cannes ha disorientato la critica, che lo ha sempre amato per il suo modo riflessivo e non polemico di fare film-inchiesta; di questa storia non è stata apprezzata la tensione e la violenza da film d’azione, i modi duri e vendicativi del protagonista, mezzi con i quali il regista affronta l’argomento della presenza anglo-americana in Iraq dal punto di vista dei contractor, mercenari che in cambio di danaro si congedano dall’esercito per farsi assumere da società private per compiere azioni militari in conflitti ufficiali.
E’ invece da apprezzare la lucida analisi che il regista fa delle esistenze ambigue di questi “eroi dimenticati” del nostro tempo, sin dalle fasi del loro reclutamento, dell’estremo pericolo delle loro missioni e del pesante silenzio sulle loro morti, con il quale si accompagna senza onori militari il rimpatrio dei loro corpi dilaniati. Il film, ambientato completamente a Liverpool, è percorso dall’inizio alla fine dal forte malessere di cui è affetto Fergus (Mark Womack), un disturbo post-traumatico da stress di combattimento che gli genera un senso di lutto perenne per la persona che era un tempo e che ora non è più. Seppur Ken Loach in passato abbia prodotto capolavori, L’altra verità ha tuttavia il merito non solo di puntare il dito sullo sporco giro di affari che circonda gli attuali “conflitti di pace”, ma anche di far incarnare al rabbioso Fergus il frutto della privatizzazione del business-guerra, facendo emergere solo sul finale parte della sua perduta umanità: “Criminali che si vendono come puttane, questo siamo noi. Rivoglio indietro un pezzetto dell’uomo di prima“.
Titolo originale: Route Irish
Nazione: Gran Bretagna, Francia, Belgio, Italia, Spagna
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 109′
Regia: Ken Loach
Sito ufficiale:
Cast: Mark Womack, Andrea Lowe, John Bishop, Geoff Bell, Jack Fortune, Talib Rasool, Craig Lundberg, Trevor Williams, Russell Anderson, Jamie Michie, Bradley Thompson, Daniel Foy, Najwa Nimri, Maggie Southers, R David, Anthony Schumacher, Gary Cargill, Donna Elson, Stephen Lord, Jaimes Locke
Produzione: Sixteen Films, Whi Not Productions, Les Films du Fleuve, Urania Pictures, Tornasol Films, Alta Produccion
Distribuzione: BIM Film
Data di uscita: Cannes 2010
20 Aprile 2011 (cinema)