Durante la serata conclusiva del Festival di Serravalle, tenutosi nel Castello del borgo di Vittorio Veneto, gli attori dell’Accademia del Teatro in Lingua Veneta hanno interpretato la lettura scenica della commedia di Giacinto Gallina.
Nella Sala Verde del Castrum, sede dello spettacolo a causa delle intemperie che hanno impedito la rappresentazione sotto le stelle, la recitazione del testo di Gallina è stata preceduta dalla lettura di alcune lettere dello scrittore interpretate da tre giovani attori dell’Accademia. In esse sono contenuti i pensieri dell’autore riguardo alla drammaturgia italiana e in particolare alla decadenza subita dall’arte teatrale in lingua veneta. Secondo Gallina, il teatro, caratterizzato da standard stilistici modellati sull’importanza di confezionare un prodotto che riscuota il maggior consenso possibile tra il pubblico, perde la sua natura più intima per concedersi al mercato. Questa prorompente trasformazione dell’opera artistica in prodotto andava fermata proprio per il bene dell’arte ed il modo migliore per farlo consisteva, a parere dell’artista veneziano, nel riproporre e divulgare la cultura tradizionale, caratterizzata dall’uso del dialetto.
La lingua veneta ha trovato un’applicazione preponderante nell’ambito della commedia, nella quale le espressioni dialettali appaiono calzanti per enfatizzare situazione grottesche e per rendere ancor più esilaranti i contenuti delle opere.
La trama de La base de tuto ruota attorno alle vicende di una ditta di rigattieri veneziani a gestione pluri-familiare: diverse persone imparentate tra loro collaborano nel mercanteggiare al fine di provvedere al sostentamento delle proprie famiglie. Le vite dei rigattieri sono strettamente legate al rapporto con i clienti più importanti e ogni personaggio è capace di tutto pur di ingraziarsi la clientela altolocata, garantendosi così un guadagno proficuo. In tutte le vicende che si susseguono nella rappresentazione la prospettiva di un profitto vantaggioso spinge i protagonisti a calpestare i sentimenti, le tradizioni e le amicizie pur di realizzare lo scopo prefissato.
Un solo personaggio, tra gli schiavi dei beni materiali che s’incontrano nell’opera, riesce a trasmettere la voglia di vivere come indipendente da ciò che un uomo possiede, ma legata al bene affettivo ricevuto dalle altre persone: il Nobiluomo Vidal. Questo aristocratico veneziano, mentre discute con uno dei titolari della ditta, sottolinea ripetutamente come, a suo parere, la vera base de tuto non sia il denaro ma il “volerse ben”.
Gli attori professionisti che hanno preso parte all’iniziativa promossa dall’associazione “Amici del Castrum” sono riusciti ad immedesimarsi con efficacia nei personaggi scriteriati della commedia di Giacinto Gallina, inserita in molti programmi teatrali della prossima stagione grazie all’interesse per gli spettacoli in dialetto dell’associazione Teatri Spa.
La base de tuto di Giacinto Gallina
regia: Giuseppe Emiliani
con gli attori dell’Accademia del Teatro in Lingua Veneta
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