“LA CINEMATHEQUE FRANCAISE”

Resoconto dei primi cinque mesi di vita del museo del cinema parigino

La folla presente all’inaugurazione del 28 Settembre 2005 era già, al tempo, una buona premessa dell’affluenza che avrebbe caratterizzato, nei cinque mesi che son seguiti, la vita della Cinémathèque française. Storico museo del cinema fondato da Henri Langlois, situato inizialmente nelle due sedi di Trocadero ( a due passi dalla Tour Eiffel) e dei Grands Boulevard, la Cinémathèque gode ora dell’ampio spazio riservatogli dalla nuova sede di 51, rue de Bercy.

E’ diventata la nuova Cinemateca di Bercy, quella del quartiere non lontano dalla gare d’Austerlitz e dal Jardin des Plantes, immersa nel verde di uno dei più bei e ampi parchi di Parigi, vicino al piccolo villaggio di Cour St Emilion. A dirigerla è Serge Toubiana, critico dei Cahiers du cinéma, animatore di dibattiti accesi sul cinema francese e non, valido successore dello storico Langlois, da cui ha ereditato sia una vasta collezione, che ora riempie le sale dell’esposizione dedicata al cinema, che l’impegno a promuovere la cultura cinematografica senza pari dei parigini e di chi ha la fortuna di passare qualche giorno nella ville lumière.

La nuova sede non ha forse il fascino storico di quella che vide crescere tra le sue mura i geni di un giovane François Truffaut, di uno sperimentatore Godard, di tutta una generazione chiamata, a merito o a scapito, della Novelle Vague e di numerosi cineasti étrangers.
Non molti di loro hanno potuto fare a meno, poi, di rendere omaggio ad un luogo che avevano così tanto amato. Come scordare la carrellata che, corta, sfugge tra i titoli di testa de I quattrocento colpi, o la sede delle discussioni dei due cinefili protagonisti di The dreamers di Bernardo Bertolucci, altro assiduo frequentatore del posto? Ora l’edificio non rischia più di crollare da un momento all’altro, come quello ormai troppo vecchio del Palais de Chaillot. La nuova struttura assume forme che qualcuno ha definito, rammaricandosi del nostalgico passato, da multiplex. Quattro sale, infatti, ospitano le migliaia di visitatori che ne hanno già varcate le soglie: la sala Henri Langlois (415 posti), la sala George Franju (200 posti), la sala Jean Epstein (94 posti) e la sala Lotte Eisner. Ognuna di esse occupa una retrospettiva dedicata ad un regista, un attore, un direttore della fotografia, un movimento o un genere cinematografico diverso.

La sala Langlois, data la sua enorme capienza e la possibilità di proiettare formati dal 16 al 70 mm, nonché il non plus ultra digitale di ultimissima generazione, è sede degli avvenimenti più importanti e mondani, come le grandi anteprime o le serate d’ouverture delle retrospettive più rilevanti. Sul palco antistante lo schermo della sala, son saliti finora Serge Toubiana nel fare il suo discorso di presentazione e inaugurazione della nuova sede; David Cronenberg in occasione dell’anteprima di History of Violence; Isabelle Huppert, accompagnata da chi ne ha fatto la sua attrice cameo, Claude Chabrol; Luc Dardenne; Isabella Rossellini; le presenze omaggiate dalle maratone di “Cinéma bis” (cinema di serie B) tra cui Dardano Sacchetti, Ange Leccia, Ossang; alcuni professionisti del cinema che hanno offerto racconti della loro esperienza, tra cui il montatore Yann Dedet (quello dei film di Maurice Pialat e di Truffaut); Emmanuel Machuel e Giuseppe Rotunno, direttori della fotografia. La sala Franju è stata, invece, ospite sia dei ciné-club di Jean Douchet che, in una serie di incontri, ha mostrato una panoramica del cinema francese degli anni 1995-2005, con film di Eric Rohmer, Olivier Assayas, Xavier Beauvois, Gerard Blain, Mathieu Almaric, André Téchiné, François Ozon, Claire Denis, Catherine Breillat, aprendo poi un dibattito alla fine di ogni proiezione, nonché dei collegi di storia dell’arte cinematografica, presieduti da Jacques Aumont, con il supporto di studiosi come Michel Chion, Alan Fleischer, su tematiche quali la presenza della musica nel cinema e sul movimento e l’immobilità e la loro funzione espressiva in un film.

Ed infine la sala Epstein, frequentata per lo più da chi si avvicina al cinema puntando sul sicuro, sui suoi classici. Ospite della retrospettiva sulla storia permanente della settima arte, ha visto proiettati sui suoi schermi capolavori come L’avventura, Modern Times, Le jour se lève, The birth of a nation, Foolish wives, Lola Montès, La Grand Illusion, Pickpocket solo nel suo primo mese di vita. E’ incredibile la quantità di spettatori che, in lunghe file, aspetta che si aprano le porte o i botteghini della Cinémathèque. Anche nelle tiepide domeniche di sole, dove le temperature inviterebbero a restare all’aria aperta, le sale registrano un’affluenza inaspettata persino dai suoi programmatori. Eventi come il giocoso e scherzoso dibattito tra Isabelle Huppert e Claude Chabrol, hanno visto restar fuori dalla sala non poche decine di cinefili delusi, mentre l’interno si riempiva di spettatori curiosi e non solo sulle poltrone (vista la gran richiesta, sono stati staccati biglietti persino per gli scalini!). Ma qualche spettatore furioso resta fuori gioco anche durante le proiezioni infrasettimanali dei classici del cinema, dal momento che una sala da un centinaio di posti non riesce a soddisfare la grande affluenza, anche qui, non prevista al momento dell’organizzazione.

Le retrospettive che hanno inaugurato la nuova sede di Bercy, e che hanno avuto più successo di tutte, son state quelle di Jean Renoir, di Douglas Sirk, di Isabelle Huppert e Roberto Rossellini.
Dal mese di Marzo si è invece aperta quella di Pedro Almodovar che ha già raccolto numerosi spettatori, non solo per i film del regista, ma anche tra quelli da lui proposti (gli è stata data Carta Bianca) e, tra poco,si prevede un uguale successo nelle sale dedicategli dall’esposizione temporanea che aprirà il 5 Aprile. Dall’inaugurazione del 28 Settembre fino al 3 gennaio, l’ultima data calcolata, sono stati accolti, secondo le statistiche, 183.000 visitatori. Un gran successo,soprattutto se si conta che la vecchia sede ne contava 115.000 nell’arco di un intero anno.
E il trionfo di questi primi cinque mesi di vita della nuova sede di Bercy, non può che far sperare in un futuro altrettanto felice di un luogo in cui vive e si respira la pura essenza della cinefilia.