Alcuni studenti, anche dopo anni che hanno lasciato la scuola, rimangono impressi per la loro personalità singolare. E’ in un giorno di primavera che, nella scuola del convento di Mariabronn, arriva uno di questi personaggi indimenticabili: Boccadoro.
Boccadoro è un semplice e gioioso ragazzo che ama il suo cavallino Bless e sente di essere predestinato alla vita monacale. La stupenda e austera scuola (che a lui, giovane e inesperto, sembra il massimo a cui aspirare) e il maestoso e singolare castagno che lo accoglie il primo giorno di scuola, sa che lo accompagneranno per tutta la vita. E’ proprio tra le mura del convento che conosce e si lega subito alle altre due forti personalità del convento: l’abate Daniele, che al giovane Boccadoro sembra un santo, e Narciso, il suo giovane insegnante(di pochi anni più grande di Boccadoro). Narciso vede in lui una persona speciale: appassionato e pieno d’amore, come lui è freddo e raziocinante. Un suo complemento perfetto, a lui predestinato. Sa però di non sbagliare: Boccadoro non è nato per fare il frate.
Vede, non visto, l’angoscia latente racchiusa nell’animo del suo adorato allievo e, per alleviare le sue pene, decide di scoprire quale mistero lo circonda. Pian piano penetra nei ricordi infantili di Boccadoro e porta alla luce ciò che il ragazzo aveva a lungo cancellato: la figura di sua madre, una madre libera, selvaggia, passionale e piena d’amore. L’averla dimenticata, la sua determinazione a farsi frate e la conseguente iscrizione a quel convento erano stati un piano crudele ordito dal padre di Boccadoro per vendicarsi della moglie che, col suo carattere ribelle e selvaggio che poco si adattava alla vita borghese a cui l’aveva costretta, l’aveva abbandonato. Libero di essere sé stesso Boccadoro decide di andarsene dal convento e seguire ciò che l’istinto gli detta: l’amore. Anni dopo, torna un Boccadoro ormai vecchio. Ha passato tutta la sua esistenza con le donne: ne ha avute di ogni tipo e di ogni età, ha ucciso e quasi rischiato l’impiccagione seguendo questa strada, ma alla fine è stato il suo amico Narciso che l’ha salvato e riportato a casa, al suo convento. ”L’esperienza gli aveva insegnato che ogni donna è bella e può donare felicità, che quella meno appariscente e disprezzata dagli uomini è capace di un ardore e di una dedizione inauditi, che quella sfiorita è ricca di una tenerezza dolce e malinconica più materna, che ogni donna ha il suo segreto e il suo fascino, la cui rivelazione può rendere felici”. Nonostante Boccadoro sia un artista impareggiabile non riesce a creare una figura che racchiuda il mistero, la grazia e la bellezza del femmineo. Alla fine, stremato, dona al suo amico Narciso, l’erudito, il saggio, il conoscitore di ogni cosa, qualcosa che da solo non sarebbe mai riuscito ad apprendere: la grazia dell’amore. E’ il suo ultimo saluto, l’addio ad un caro amico.
Narciso e Boccadoro, Boccadoro e Narciso: due nomi, due destini. I due personaggi ci guidano attraverso tutto il romanzo che è una dichiarazione d’amore alle donne, ma che esalta anche il rapporto tra insegnante e allievo ed il valore dell’amicizia. E’ così fresca e commuovente la figura di Boccadoro che si impara da lui senza rendersene conto e, finito il libro, ti rendi conto di trovare spunto per molte riflessioni. A una donna questo libro può servire a conoscere un po’ meglio l’universo maschile, anche se pochi uomini sarebbero disposti, come Boccadoro, a darsi senza riserve, come se niente fosse più importante.
Herman Hesse, Narciso e Boccadoro, Mondadori, pp. 432, € 7,80.