“Non ora, non qui” di Erri De Luca

Una doppia immagine

Un libro fatto di immagini in cui l’autore si ritrova immerso nella sua realtà di bambino, circondato dalle case, dagli odori della strada, dai gridi delle donne; un libro fatto di quelle sensazioni infantili così intense che non vanno perdute, nel corso di tutte le vite: la mamma che moriva nel buio ogni sera, la balbuzie che impediva alla bocca di pronunciare le parole dettate dalla mente, la nausea provocata dal freddo che portava con sé, quasi congelato, il tanfo dalle case che si spandeva nel vicolo.

Il padre, figura silenziosa, appartata eppure presente, che sa ascoltare le parole confuse del bambino e rispondendo a una sua domanda gli dà l’insegnamento più prezioso: “Se tu sarai capace di stare senza attesa, vedrai cose che gli altri non vedono. Quello a cui tieni, che ti capiterà, non verrà con un’attesa”.

La donna amata, “stanca di persone avventurose” che trova la guarigione dalle ferite di una vita troppo complicata nell’affetto per il protagonista; quest’ultimo, a sua volta, nell’amore per lei ritrova il senso dell’esistere: “Sono stato una persona in questo mondo non solo per i primi dieci anni della vita, ma anche nei sette del matrimonio.
Essere al mondo, per quello che ho potuto capire, è quando ti è affidata una persona e tu ne sei responsabile e allo stesso tempo tu sei affidato a quella persona ed essa è responsabile per te”.

E sempre, continuamente, ricorrente, l’immagine della madre.
Una doppia immagine: una è quella della madre di allora, dell’adolescenza, viva e presente alla mente coi suoi racconti sulle brutture del mondo, coi suoi rimproveri, con la pretesa di silenzi lunghi, difficili dentro la casa, tanto più voluti quanto più il vicolo intorno era chiassoso; l’altra è in qualche modo presente, solo posta al di là di un vetro, ed è la madre dell’autore ormai anziano che la osserva non visto, che cerca invano di incrociare i suoi occhi e di cogliervi la consapevolezza di questa strana compresenza posta al di là della dimensione del tempo.

La vita è ferma, la vita è trascorsa… non si sa dove correre per rintracciare il filo del dipanarsi dei giorni: non c’è. Ci sono momenti di un’esperienza di vita da mettere insieme in modo disordinato ma chiaro, come illuminato dalla luce che in certi giorni filtra da nuvole alte.
Queste pagine, con la fissità delle immagini di cui parlano, sono immerse in una dimensione onirica, alogica o, meglio, pre- logica: parlano allo spirito, al cuore senza servirsi della mediazione della ragione e della dimensione temporale.

Il passato riaffiora e affianca il presente, in un continuo tentativo di trovare un inizio, un contrasto, un senso d’appartenenza; e intanto la madre, la madre giovane dello scrittore lontano, guarda il figlio lontano che la osserva da dietro il finestrino di un autobus.
Lo guarda per un attimo, ma non lo vede.

Universale Economica Feltrinelli.