All’Auditorium Santa Margherita di Venezia, in occasione del Festival Internazionale di Letteratura “Incroci di Civiltà”, il cineasta e scrittore britannico Peter Greenaway ha incontrato il pubblico.
La sua è stata una riflessione sul cinema e sul modo di farlo oggi e su come le nuove tecnologie abbiamo indotto un cambiamento nella cinematografia moderna.
Basti pensare al fatto che la sala cinematografica non è più il solo luogo di fruizione, o alla funzione del telecomando che permette allo spettatore di interrompere velocemente la visione di un film in qualsiasi momento.
Secondo Greenaway in un mondo invaso di immagini che arrivano attraverso i vari media, la vecchia struttura cinematografica, dove la storia narrata era la struttura portante, oggi è cosa superata.
Per questo probabilmente si dovrà lasciare più spazio alla rappresentazione e recitare senza affidarsi a una storia. In futuro bisognerà pensare a modi alternativi per esprimere nel miglior modo possibile il testo e la storia.
Tutto questo ha portato a un cambiamento anche nel rapporto tra cinema e pubblico.
Ma non si deve dimenticare che il cinema è anche uno strumento educativo per le generazioni future e testimonianza delle epoche passate. Chi fa cinema deve essere una persona molto preparata, non solo cinematograficamente.
Come un architetto, secondo Vitruvio, doveva conoscere a pieno non solo i codici dell’architettura ma anche la sociologia, la storia e la politica, così anche il cineasta più sa e più riesce a trasmettere attraverso un film.
Lo stesso Greenaway afferma che iniziare la carriera come pittore, per approdare alla scrittura e al cinema, lo ha aiutato a sperimentare in modo ecclettico le varie tecniche cinematografiche.
Peter Greenaway durante la conferenza ha anche annunciato il prossimo progetto cinematografico in veste di regista: “Farò il remake Morte a Venezia, l’anno prossimo i primi sopralluoghi».
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio