“Qualcuno Da Amare” di Abbas Kiarostami

Tra oriente e occidente

Dietro un titolo così occidentale, si nasconde un film che è tutt’altro che tale. Un cast totalmente giapponese e l’ambientazione di Tokyo per la regia di uno dei più grandi maestri del cinema arabo, Abbas Kiarostami.

Una giovanissima escort viene contattata da un anziano professore che la invita a casa sua. Ma il suo fidanzato, tenuto totalmente all’oscuro del mestiere della ragazza, s’intromette con la propria gelosia scatenando un irreparabile gioco di equivoci e menzogne.

Parlare di un regista come Kiarostami significa riferirsi a un vero e proprio cineasta, un titolo che nell’ambito della cinematografia può essere attribuito soltanto a coloro che fanno del loro lavoro un’arte. Ciò che differenzia un regista da un cineasta non è un termine assoluto, ma un atteggiamento nei confronti del cinema che cambia da regista a regista, esattamente come cambia la sensibilità di ogni singolo individuo.
Quella di Kiarostami è sempre stata rivolta all’importanza delle immagini e soprattutto a quel rapporto tra realismo e finzione che emerge da ogni suo film. Questa traccia tematica è accompagnata da una forma sceneggiativa del tutto originale fatta di ritmi lenti e contemplativi, intrecci semplici e riferimenti artistici e filosofici costanti.

Qualcuno Da Amare rompe all’apparenza questo stile d’autore. Le immagini non si stanziano al di sopra dei paesaggi naturali iraniani, ma sono primi piani che vivono all’interno di un’automobile o nello spazio chiuso di un appartamento dalle cui finestre scorrono le strade di una metropoli trafficata. Il rapporto tra realtà e finzione non sembra venire sfiorato in un racconto lineare dove non appare alcuno stile documentaristico a contrapporsi a quello della fiction cinematografica. Quel che sembra restare del tocco artistico di Kiarostami è soltanto la forma: una sceneggiatura che vive di intrecci scontati avanzando al ritmo di dialoghi al limite del teatrale, fatti di riferimenti filosofici e artistici che danno al film un ritmo lento e riflessivo vestito di una trama stranamente occidentale.

Ma, come molto spesso accade, è nel finale che convergono le ragioni di un lavoro artistico e che lo spettatore ne riesce a cogliere l’essenza. La scena finale non ha la forza di un colpo di teatro, ma è il risultato di un intento spiazzante che corrisponde ad una determinata scelta narrativa in grado di costringere lo spettatore a ripensare l’intera trama con uno sguardo libero da quell’impressione di banalità posseduta per tutto il film. A posteriori, è questo finale a svelare ancora una volta il tocco artistico di Abbas Kiarostami, a far riemerge più forte che mai la sua riflessione tra realtà e finzione in una tensione tanto esterna quanto interna allo stesso film: se da un lato infatti il linguaggio cinematografico relega il reale della storia narrata alla sua finzione narrativa ponendo lo spettatore nel mero ruolo di testimone di fronte a una piccola storia estrapolata dalla lunga vita dei personaggi che l’hanno vissuta, dall’altro è sui personaggi stessi che il regista muove la sua riflessione costruendo l’intreccio attraverso il contatto e il contrasto tra verità e menzogna.
Di fronte a questa consapevolezza, lo spettatore può avere chiaro come lo spazio chiuso di un’automobile sia il luogo migliore per permettere a una giovane ragazza e un anziano professore di rivelarsi totalmente l’uno all’altro senza doversi mai guardare negli occhi così da ignorare qualsiasi senso di pudore.

E, riuscendo a cogliere i dettagli e i riferimenti così ricchi in una simile opera d’autore, arriverebbe anche ad accorgersi che all’interno di un dialogo Kiarostami inserisce una vera e propria giustificazione di questo soggetto orientale “dipinto” con una tecnica occidentale: qualcosa che fa avanzare di un passo ancora la sua personale riflessione sulla realtà e la finzione per leggerla sotto la luce del contatto umano, nello spazio dell’intersoggetività, in quelle relazioni umane che ormai non possono più dirsi esclusive della società occidentale.

Titolo originale: Like Someone In Love
Nazione: Francia, Giappone
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 109′
Regia: Abbas Kiarostami

Cast: Rin Takanashi, Tadashi Okuno, Ryo Kase
Produzione: MK2
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita: Cannes 2012
24 Aprile 2013 (cinema)