Venezia 67. Fuori concorso
Sei ragazzi honkonghesi, due coppie (l’una in crisi e l’altra no) più due fratelli, rimangono bloccati in Tailandia, dove erano in vacanza, in seguito alla chiusura di tutti gli aereoporti a causa dei violenti tumulti politici. Rimasti bloccati ametà strada fra il loro albergo di lusso e l’aereoporto bloccato, i ragazzi decidono di trasferirsi in un hotel molto più spartano ma fra i pochi a rimanere in servizio nonostante la situazione politica.
I sei fanno subito uno strano incontro con tre ragazzine e un cane che non ne vuole sapere di smettere di abbaiare. Il gruppo, specialmente Rainie, la più incline a credere e a farsi influenzare da fenomeni di tipo paranormale e superstizioso, rimane vagamente colpito e straniato da quest’incontro e in generale dalle cupe atmosfere dell’albergo, per non parlare della guerriglia che giorno dopo giorno si scatena in strada. La mattina del giorno seguente i tre ragazzi scompaiono in circostanze misteriose. Le tre ragazze rimaste vengono aiutate da una delle tre ragazzine del giorno prima, la padroncina del cane indemoniato. Cane che, in realtà, possiede la facoltà di vedere i fantasmi e abbaia ogniqualvolta ne vede uno. Grazie ai poteri mistici dell’animaletto Rainie tenterà di salvare il suo ragazzo e i suoi amici, intrappolati in un altro mondo.
Continua l’eccentrico percorso cinematografico dei fratelli Pang, che con questo The Child’s Eye arrivano a sperimentare la tecnologia 3D. I Pang (Danny e Oxide) nascono a Hong Kong negli anni sessanta, ma per il loro esordio cinematografico nel ’97 si spostano in Tailandia, paese dal quale, lavorativamente parlando, non si separeranno mai. Il successo (anche internazionale) arriva molto presto quando, nel 1999 e al loro secondo film, i gemelli realizzano Bangkok Dangerous (molto bene). Il loro cammino prosegue con una sicuramente remunerativa discesa nell’horror: all’epoca dell’onda orrorifica asiatica che ha investito tutto il mondo, i Pang contribuiscono nel 2002 con The Eye (così così). A quest’ultimo film la coppia di registi farà seguire, nel corso degli anni, due fiacchi sequel. Fino ad arrivare al 2008, quando idealmente il cerchio si chiude e i fratelli Pang scendono definitivamente nel terribile dirigendo un remake di Bangkok Dangerous con protagonista Nicholas Cage. Con l’evidente desiderio di dare uno scossone, anche e nuovamente internazionale, Danny e Oxide si sono lanciati nell’avventura 3D tenendo fede a uno dei generi che a livello panasiatico (e oltre, almeno per un certo periodo) li ha resi celebri e ricchi.
The Child’s Eye è un horror standard in tutto e per tutto, e a livello estetico (tralasciamo per un istante l’uso del 3D) e a livello contenutistico: il gruppo di ragazzi sprovveduti (ma fra loro c’è una persona dalla spiccata sensibilità che riesce a prevedere l’incombente catastrofe ma viene bollata come la Cassandra di turno), l’albergo/ostello/baita cadente e/o infestata e/o semplicemente inquietante e, certamente, fantasmi rancorosi in cerca di vendetta, tremenda stolida vendetta. Ma se c’è qualcosa che la storia di questo genere ha insegnato anche a chi ne ha solo una superficiale conoscenza è che le rivoluzioni nell’horror si fanno con pochi soldi e tante idee, mai al contrario. Halloween di John Carpenter, nel 1979, costò 320mila dollari; La Casa di Sam Raimi, nel 1981, costò 350mila dollari; Bad Taste (in italiano, per dovere di cronaca, Fuori di Testa) di Peter Jackson, nel 1987, addirittura costò solamente 30mila dollari. Neozelandesi.
Sembra quindi naturale restare quantomeno scettici di fronte a un prodotto come quello dei Pang, una produzione che per tentare di sfruttare i vantaggi della tecnologia 3D pare aver trascurato altri aspetti più creativi e potenzialmente interessanti. La domanda che ci si pone, quindi, è la seguente: che senso può avere creare, utilizzando il 3D, un film in cui i cari vecchi salti sulla sedia li fanno fare all’80 per cento la colonna sonora e i mostroni brutti creati con la (ormai anch’essa) cara vecchia CGI? Un film in cui il massimo fine con cui il 3D viene utilizzato è dare profondità a una mano rinsecchita e schifosa che fa per uscire dallo schermo?
Titolo originale: Tungngaan 3D
Nazione: Cina, Hong Kong
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 100′
Regia: Oxide Pang, Danny Pang
Cast: Rainie Yang, Elanne Kwong, Shawn Yue
Produzione: Digital Magic, Universe Entertainment, Universe Films Distribution CompanyData di uscita: Venezia 2010