“VOLEVO LA LUNA” di Pietro Ingrao

Un grande uomo politico racconta il suo Novecento

Il Libro Volevo la Luna raccoglie le memorie autobiografiche di Pietro Ingrao, uno dei più importanti politici italiani del secondo novecento, prima attivo nella resistenza poi esponente di spicco del PCI nel quale ricopre molti ruoli di vertice, da direttore dell’Unità a capogruppo Parlamentare, infine presidente della Camera nel 1976.

Attraverso la sua storia personale Ingrao ripercorre cinquanta anni di storia italiana, parte dal ventennio fascista, che l’autore trascorre cospirando clandestinamente contro il regime, e prosegue con le divisioni politiche del dopo-guerra, la morte di Togliatti, le lotte interne al Partito Comunista Italiano su questioni come l’invasione dell’Ungheria e i rapporti con l’Unione Sovietica. Gli ultimi capitoli sono dedicati al ’68 e agli anni di piombo per finire con i giorni del rapimento Moro e del compromesso storico fra PCI e DC.
Ogni autobiografia di un personaggio pubblico rilegge la storia secondo proprie e diverse chiavi di lettura, lenti di ingrandimento che si combinano fra loro per fornire un racconto che è giocoforza anche un interpretazione dei fatti. La prima prospettiva è ovviamente quella personale, nel caso di Ingrao essa si traduce nelle riflessioni sugli errori, i meriti e le prese di posizione assunte nel corso della propria vicenda politica, riflessioni che lo portano ad esempio a fare autocritica per non aver condannato in modo netto l’invasione dell’Ungheria ma anche a rivendicare il merito di aver avuto, a differenza di molti suoi compagni di partito, una visione delle questioni mondiali globale e non limitata all’esperienza Italiana.
Una seconda chiave di lettura è legata alle idee, da questo punto di vista Ingrao è un comunista dalle idee molto diverse dai capi del partito tanto è vero che darà il nome ad una corrente, detta appunto Ingraiana, in aperta opposizione alla maggioranza del PCI. La sua è stata ed è una visione della politica non dirigista, legata ai giochi di alleanze e di influenze, ma volta a studiare e a recepire i movimenti e le istanze della gente,delle masse, specialmente di quelle operaie. Se allora tale politica non trovò uno sbocco nel Partito Comunista si può però dire che essa risulta oggi più moderna ed in definitiva più efficace di quella che adottarono allora i vertici del Partito.
Una terza ottica è quella che si lega alla vita privata e che pure non è confinabile in un ambito separato dalla vita pubblica, in Volevo la Luna l’autore racconta della sua infanzia a Lenola, della sua storia d’amore con la moglie Laura, delle sue amicizie sparse in tutta Italia, ecc… ognuna di queste vicende personali ha un riflesso nella storia e nel pensiero dell’uomo politico .
Un’ultima chiave di lettura è quella che seleziona un certo modo di descrivere i fatti attraverso la sottolineatura di determinati elementi di salienza. Ed è sotto questo aspetto che Volevo la Luna impressiona particolarmente, Ingrao infatti, forse anche influenzato dalla formazione classica, dà un peso ed un importanza fondamentali alle parole, interi passi del libro si soffermano a considerare il significato delle parole allora in uso, delle espressioni che sono servite o servono a definire azioni, avvenimenti,gruppi politici e non, forme di pensiero, suggestioni e paure. Si può dire che l’intera memoria si dipana a partire dal significato dei vocaboli usati per definirla, nessun termine è dato per scontato ma ognuno è indagato a fondo per capire il tipo di pensiero che esso ha generato.
Volevo la Luna è un libro piacevole, scritto con un’intensità che si trasmette palpabilmente al lettore ma anche con una ricercatezza ed un’accuratezza che rendono il racconto mai banale o ideologico ma sempre ancorato all’indagine delle cause e dei motivi degli accadimenti.

Pietro Ingrao, “Volevo la luna”, Einaudi, 2006, pp. 371, 18.50 €