Non si potrebbe facilmente immaginare che in un grigissimo pomeriggio di metà novembre in un piccolo comune che si snoda come una biscia lungo il Terraglio, Preganziol in provincia di Treviso, una sala attigua a una scuola, struttura nuova e accogliente, venga gremita da un pubblico numeroso quanto vivace, per l’inaugurazione di una mostra .
Si tratta di un concorso nazionale, giunto alla quinta edizione, legato alla interessante figura di Giuseppe Gambino, pittore che visse per 35 anni a Preganziol, ma la sua identità artistica conobbe diffusione internazionale ( perfino in America) ed egli stesso viaggiò moltissimo, e di questo testimonia la predilezione per il ritratto del paesaggio spagnolo.
Scrivo di questa mostra per molteplici ragioni, tutte particolarmente positive. Una tra quelle che ritengo primarie è stata la vincita del secondo premio da parte di un giovanissimo artista Guglielmo Alfarone, con l’opera “IO ?”. La giuria ha assegnato come motivazione la capacità di questo ritratto di rendere una vivace suggestione emotiva . Il primo premio è stato attribuito a Giampietro Cavedon, con “LA FABBRICA ABBANDONATA” e il terzo a “VENERE NERA” di Sonia Strukul.
Mi soffermo sul vincitore più giovane perché la sua presenza è emblematica della vitalità e della risorsa dinamica di enorme valore civico per la comunità rappresentata dai premi artistici. Per questa ragione sarebbe fondamentale, viste le cattive acque in cui naviga la sopravvivenza degli aspetti creativi, di sostegno e promozione di una cultura diffusa , a causa dei tagli della finanziaria, che anche enti economici privati acquisissero una diversa concezione della propria identità comunicativa, facendo dell’attività di sponsor un nuovo modo di aderire a una cittadinanza che sposi cultura ed economia con reciproca convenienza.
Scambiare riflessioni con il giovanissimo Guglielmo, ai primi anni dell’Accademia di Belle Arti, che ha raccontato il proprio bisogno di confronto critico come prima motivazione della partecipazione a un concorso, ha rappresentato per me la fresca immersione nel mondo pieno di passione di un artista lucido, che “intanto vuole dipingere…costi quel che costi, e poi… si vedrà”. Anch’io a 20 anni scrivevo poesie con l’identica determinazione a fare ricerca espressiva e con la profonda libertà di chi sa che l’arte stessa diventa futuro. Ma è davvero necessario aiutare gli artisti, in qualsiasi punto della vita si trovino a non dimenticare la purezza incondizionata del loro lavoro.
La giuria stessa ha illustrato tali motivazioni, giuria composta tra gli altri da Elsa Deuzanni, giornalista e critica d’arte, che mi ha confidato la propria personale soddisfazione per l’alta qualità media delle opere che hanno partecipato, e da Paolo Magoga, assessore alla cultura del comune di Preganziol, autore tra l’altro di un apprezzabile video di presentazione della figura autoriale di Giuseppe Gambino.
Lo stesso Giuseppe Gambino, viene sottolineato all’atto della presentazione, era particolarmente incline e sollecito a sostenere e a orientare l’ attività formativa dei neofiti, e anche per questo sembra particolarmente adeguato che la mostra sia stata ospitata in una sede attigua alla scuola comunale. A questo pomeriggio in cui si sono susseguiti alla presentazione, il taglio del nastro, la visita alla mostra, la proiezione del video e il nutrito buffet , ha presenziato anche la moglie di Gambino, sua compagna per ben 40 anni, a suo agio tra il variegato pubblico, di varia età, e in cui certamente non erano rappresentati solo i cultori d’arte. E’ stato infatti, questo pomeriggio, rappresentativo dell’importanza che ha per la comunità raccogliersi in modo anche conviviale e informale, di fronte a chi attraverso l’arte non vorrebbe altro che uscire da sé.
La mostra (che è rimasta aperta al pubblico dal 20 al 27 novembre), è stata davvero la piazza di molteplici linguaggi e stili (numerose tra le opere segnalate erano solo apparentemente di semplice analisi critica), un vero e proprio caleidoscopio di scandagli sugli studi espressivi sia relativi all’identità individuale sia a quella sociale che a precisi temi di grande attualità sociale, non ultimo le guerre.
L’opera vincitrice “LA FABBRICA ABBANDONATA” è stata premiata con la motivazione per cui l’architettura spaziale dell’opera riesce ad avere tra gli esiti visivi, quelli di una particolare evocazione ambientale. Personalmente ho trovato in quest’opera, in cui davvero, la ricerca della tridimensionalità è affidata alla diafana rarefazione di luce e colore, una assonanza con il grande cinema neorealista italiano. Naturalmente si tratta di un ‘assonanza puramente simbolica , perché quest’opera non ha nulla a che vedere con il realismo pittorico. Riesce però a evocare la nudità fantasmatica delle archeologie industriali che ancora si intravedono anche in Veneto, dal finestrino di un treno, nei pressi di qualche stazioncina.
La complessa tematica della riconversione industriale, che sta attraversando il vecchio colosso industriale di Porto Marghera così come tante realtà venete e italiane, testimoni del rapace industrialismo del secolo scorso, è un fenomeno tanto inquietante quanto bisognoso di essere espresso da chi, come questi bravi artisti, sa raccontare i naufragi presenti nell’immaginario collettivo di tutti.
Ecco dunque perché, in un piccolo comune, un sabato pomeriggio, molte persone hanno preferito affollare la sala Granziol di Preganziol piuttosto che un già affollato centro commerciale.