Afterhours – Il tour nei club di “Folfiri o Folfox”

Gli Afterhours chiudono il tour al Vox di Nonantola

In dodici date la band ha riproposto i successi di Folfiri o Folfox, album uscito la scorsa primavera riscuotendo un enorme successo sia di pubblico che di critica. Considerato uno tra i migliori di sempre nella discografia del gruppo, si è piazzato istantaneamente al primo posto tra gli album più venduti in Italia. E non stupisce: la loro ultima fatica è il frutto di un lavoro intenso, che riflette un percorso emotivo intrapreso da tutti i membri della band. In particolare, l’album è ispirato al padre scomparso di Manuel Agnelli e infatti il titolo  fa riferimento a due trattamenti chemioterapici.  La morte, la malattia, il dolore sono temi che toccano tutti noi: Folfiri o folfox è un album tanto oscuro quanto universale.

Un disco intrigante, quindi, che dal vivo rende ancora di più, detonando in un’esplosione di rabbia e sofferenza. Venerdì sera lo storico Vox di Nonantola era affollatissimo, gremito di un pubblico stupendo, estremamente vario per età e stili. Davanti a questa sala variegata, gli Afterhours hanno ripercorso i pezzi più amati dell’ultimo album: Grande, Se io fossi il giudice, Non voglio ritrovare il tuo nome, la litania ipnotica di San Miguel. Ma, per la gioia dei fan, non sono mancati i vecchi classici come Bye bye Bombay o Ballata per la mia piccola iena, accompagnati a squarciagola da un pubblico molto caloroso.

La band, nella “nuova” formazione con Rondanini e Pilia, ha trovato un equilibrio perfetto, una sorprendente espressività. I musicisti colpiscono per la loro poliedricità e per la forte presenza scenica, quasi teatrale. Manuel Agnelli è instancabile, vulcanico; il tempo per lui non è passato. È passato, invece, a livello emotivo; il celebre frontman si è trovato a vivere una serie di esperienze anche tragiche che lo hanno fatto maturare e diventare “bambino abbandonato e, al contempo, definitivamente adulto una volta per tutte”.  Queste esperienze permeano i testi, nei quali appare per la prima volta un uomo vulnerabile, fragile. Agnelli si racconta, indagando la paura della morte, la mancanza di Dio, la disperazione; eppure l’album è anche un inno alla vita.

Alla fine della serata, i musicisti ringraziano i tecnici e tutti quelli che li hanno accompagnati in questa breve avventura primaverile, scattando le foto di rito. Il concerto poteva chiudersi solo con Quello che non c’è.

Manuel Agnelli, Xabier Iriondo, Rodrigo D’Erasmo, Roberto Dell’Era, Fabio Rondanini, Stefano Pilia

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