Armand, nato in Francia da genitori iraniani rifugiati politici, è innamorato della sua compagna universitaria Leila. Per studio e lavoro stanno progettando di trascorrere qualche mese a New York. Ma il fratello maggiore della ragazza, che vive nella banlieue con il fratello più piccolo, fa ritorno dallo Yemen dove gli è stato fatto un lavaggio integralista del cervello.
Mahmoud proibisce a Leila di uscire di casa, le brucia il passaporto e organizza un viaggio per il fratellino nello Yemen. Armand, per aiutare la fidanzata, escogita una soluzione poco ortodossa. Si traveste da velatissima donna musulmana, studia il Corano e anche poesie di libertà e amore, sopratutto il Verbo degli Uccelli, testo poetico e spirituale iraniano, e Victor Hugo, per poter vedere l’amata e organizzare la fuga. Nel frattempo i genitori di Armand (due impagabili Anne Alvaro e Miki Manojlovi, scappati anni prima in eseguito alla rivoluzione di Khomeini, continuano a organizzare proteste sotto l’Ambasciata iraniana.
Sou Abadi, scrittrice e regista, prende un tema contemporaneo – l’integralismo religioso – e ne fa una brillante commedia. Incredibile vero?
La struttura utilizzata è quella della farsa. Le gag intelligenti, attori consapevoli del ruolo, il tema urgente si ispirano alle celebri commedie degli equivoci. Certo, è una commedia semplice semplice, alla fine sembra tutto facile… e magari fosse così semplice.

La regista, iraniana di origine, trasferitasi in Francia all’età di quindici anni, ha diretto una storia divertente volta a smantellare tutte le credenze estremiste.
Sou Abadi ha debuttato nel 2002 con il documentario SOS a Teheran. Poi non ha più trovato i finanziamenti per portare avanti un progetto che aveva a cuore (la vita di una vecchia spia israeliana che lavora per i sovietici) e così ha iniziato a scrivere questo film.

Alcune disavventure che capitano ad Armand prendono spunto dalle esperienze personali della regista tornata a Teheran nel 2002 “Per il mio documentario sono tornata a Teheran e ho dovuto indossare il chador per andare a chiedere i permessi nei vari ministeri. Mi sono fatta male al viso più di una volta inciampandomi nel vestito e mi sono rovesciata tè bollente addosso cercando di bere con il chador”.
Dicevamo, è una commedia che nel suo piccolo arriva a tutti, comunicando rapidamente quello che va detto su famiglia, amore e religione, sulla responsabilità degli adulti, sulla follia dei convertiti, sui diritti delle donne, sull’oscurantismo religioso che prima di tutto ha sconvolto la vita del Medio Oriente.
Auguriamo alla regista di poter portare avanti tutti i suoi progetti.
Intanto non perdete questo film!