La Donna alla Finestra (edito da Mondadori nel 2018) ha segnato il debutto nella narrativa dell’allora trentottenne AJ Finn (pseudonimo di Daniel Mallory, ex editor della casa editrice Morrow – che ha pubblicato il romanzo). È un thriller psicologico non memorabile, non originale, ma di certo ben costruito e con personaggi credibili nella loro personalità. Un romanzo ben scritto, che merita una lettura, anche se non siete appassionati di questo genere letterario.
Insomma non appartiene alla categoria di quei romanzi ad alto tasso di suspense solo promesse e poca sostanza, che fanno sospirare in modo sconfortato dopo averli terminati, perché hanno fatto perdere tempo. AJ Finn ha messo a punto una trama ingegnosa che fuorvia il lettore anche più avvezzo a queste storie.
Anna Fox (Amy Adams) vive in una grande casa, da sola. Apprendiamo fin da subito che soffre di qualche disturbo. Gira per casa in vestaglia, spesso con un bicchere di vino in mano, ha botticini di pillole ben allineati e un inquilino nel seminterrato, parla al telefono con il marito che non vive più con lei, ma qualche parte, lontano, insieme alla loro figlia.
Anna non esce di casa. Soffre di agorafobia. È una psicologa che non riesce ad affrontare il cielo fuori dalla sicurezza delle mura domestiche.
Dà l’idea che sia una donna intelligente che a un certo punto della sua vita ha subito un esaurimento di qualche tipo.
La vita di Anna viene “travolta” dall’arrivo di nuovi vicini nel palazzo di fronte: sono i Russel.
Sembrano una famiglia come tante: il padre Alistair (Gary Oldman), la madre Jane (Julianne Moore) e il figlio adolescente Ethan (Fred Hechinger).
È proprio il ragazzo a fare la conoscenza, per primo, della nuova vicina di casa. Anna vede in lui un ragazzino fragile, spaesato e senza amici. La sua empatia si apre a bocciolo nei suoi confronti. Dopo di lui è il turno della madre, spigliata e vivace.
Ogni tanto non può fare a meno di osservare dalle sue grandi finestre, la casa di fronte dove abitano. Finché un giorno sente un urlo provenire dalla
finestra. E vede qualcosa che getta la sua vita in un girone dove realtà, immaginazione, percezione sono difficili da distinguere. O forse no. La polizia può credere a una donna con gravi disturbi, sotto effetto di alcol e pasticche?
A fare la differenza è la regia.
Non ce ne voglia il cast di attori, pezzi da novanta.
Ma. Riuscire a trasformare in immagini un thriller efficace sulla carta, utilizzando i codici del genere in una grammatica di suspense mantenendo vispa l’attenzione dello spettatore, non è facile.
La fantasia registica di Joe Wright, su sceneggiatura di Tracy Letts – che taglia via alcune parti interessanti della vita di Anna – arriva a colmare quel vuoto che di solito si crea nel passaggio dalle pagine allo schermo.
Con la partitura musicale di Danny Elfman, la fotografia di Bruno Delbonnel, il montaggio di Valerio Bonelli, Wright ha diretto gli attori in modo credibile e ha lavorato sui dettagli: dal comportamento dei personaggi a quello dell’ambiente.
La donna alla finestra, disponibile su Netflix dal 14 maggio, è un thriller che sa avere padronanza di sé.