Con la Quinta Sinfonia di Mahler, Myung-Whun Chung accende i riflettori sulla prossima inaugurazione della nuova stagione lirica del Teatro La Fenice. Da venerdì 24 novembre, infatti, il direttore coreano salirà sullo stesso podio a dirigere Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi.

Sin dallo squillo iniziale degli ottoni, a richiamare il clima del corteo funebre, la Sinfonia è apparsa un continuo ed interminabile flusso musicale. La densa liricità dei movimenti più lenti, la sferzante caratterizzazione di quelli più animati, come l’incedere sulla soglia del minimo percettibile verso infinite scalate nel tentativo di rinnovare il punto più alto che un’orchestra possa raggiungere, si percepiscono come la sola conseguenza dell’entrata in scena delle prime note di quel movimento iniziale. Ogni singolo evento viene collegato all’atro al punto da non prestare più alcuna attenzione alla suddivisione dell’opera nei suoi cinque movimenti.

Dall’Orchestra della Fenice si alza l’intervento del corno obbligato di Konstantin Becker, con la quale condivide un’interpretazione a dir poco sorprendente, determinata da uno stato di concentrazione che non registra mai il minimo cedimento. Essenziale, nella sua profondità, la lettura del M° Chung, sul podio con la sua sola bacchetta e senza partitura. Aumenta così l’aspettativa per il prossimo Ballo in maschera, l’opera di Verdi in cui più di tutte si sviluppa una netta emancipazione della musica dal canto.

Lunghi e concitati cicli di applausi da un pubblico in visibilio elevano il concerto sinfonico che, a ragione, potrà essere ricordato come il più riuscito dell’intera stagione in corso.