Appassionante e divertente, riconoscente e emozionante, pieno di brio, di rispetto e di affettuosa ironia: questo e molto altro è il documentario di Giovanni Veronesi “La Valanga Azzurra”.
I “boomer” (come me) appassionati di sci se li ricordano bene. Chi è nato un po’ dopo ne avrà sentito parlare. Per i più giovani è l’occasione giusta per scoprire che cosa è stato questo sport e chi sono stati questi ragazzi che a metà degli anni Settanta con le loro imprese appassionavano mezza Italia, mentre l’altra mezza si sforzava di sciare (quasi) come loro o ne copiava l’abbigliamento, lo stile e le movenze.
“Valanga Azzurra” è una definizione coniata in occasione di una data storica: il 7 gennaio 1974. Berchtesgaden è una località sciistica in Baviera, ma fino ad allora il suo nome era associato per lo più a un sinistro rimando: era stata il luogo del “Nido d’aquila” di Hitler.
In quel memorabile gennaio di 50 anni fa vi si svolse una gara di sci di Coppa del Mondo dal risultato mai visto prima e mai più ripetuto: cinque atleti italiani si classificarono ai primi cinque posti: primo Piero Gros, 2’07’’00; secondo Gustav Thoeni a 2”23, terzo Erwin Stricker a 2”83, quarto Helmut Schmalzl a 3”48, quinto Tino Pietrogiovanna a 3”77.
A un tal Massimo Di Marco, giornalista della Gazzetta dello Sport, venne in mente un titolo: Valanga Azzurra. E tale è rimasto il nome di quello squadrone di atleti (e atlete) che tra gli anni Settanta e Ottanta gareggiavano nelle discipline dello sci. Uno squadrone si dice: non c’erano infatti solo i cinque citati, ma un vero bacino di risorse, di energie e di entusiasmi, tutti per uno e uno per tutti: Paolo De Chiesa, Marcello Varallo, Rolando Thoeni, Fausto Radici, Franco Bieler, Herbert Plank, Stefano Anzi, Giuliano Besson, Leonardo David, Bruno Noeckler. Con dirigente e allenatore Mario Cotelli e Oreste Peccedi.
Sull’entusiasmo dei maschi arrivarono poi anche le ragazze: Claudia Giordani, Ninna Quario, Daniela Zini e Paoletta Magoni. Per aprire, ancora qualche anno più tardi, la pista a un gigante di nome Alberto Tomba. Ma questa, è un’altra storia.
I ragazzi della Valanga Azzurra sono stati (e in gran parte sono ancora) persone eccezionali per doti atletiche non meno che per valori morali: caparbietà, onestà, lealtà. Giovani. Sì. Spavaldi, certo. Ma non sciagurati arrivisti del voglio-tutto-subito. Bene fa il regista a mostrare anche questi aspetti della Valanga Azzurra, che tale non sarebbe mai stata senza un solido cemento di valori forti e ben saldi, come amicizia, solidarietà, serietà.
Una gagliarda e frizzante lezione di vita e di saggezza per le giovani generazioni: il successo si conquista con sacrificio e poi non va sperperato, bensì custodito con passione e amore: così si passa alla storia e poi si entra nella leggenda, diventando immortali. Per sempre.
Prodotto da: Domenico Procacci e Laura Paolucci, LUCE CINECITTÀ in collaborazione con RAI DOCUMENTARI. Fandango: Distribuzione. Uscita: 21 ottobre 2024. Genere: Documentario; Durata: 95′ min.